Decreto Semplificazioni al voto, nodo rigenerazione urbana

Panoramica dell'aula del Senato.
Panoramica dell'aula del Senato. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA.  – L’esame del decreto Semplificazioni entra nel vivo. Domani in commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato si dovrebbe iniziare a votare. Ci sono centinaia di emendamenti da vagliare. In tutto ne sono stati presentati oltre 2.800.

E i tempi stringono: per la conversione in legge la deadline è il 14 settembre. Ma, come di consueto, non è poi la mole delle proposte dei vari gruppi a fare la differenza. Quello che conta sono i nodi da sciogliere. Nodi che in un testo di 65 articoli, che spazia dagli appalti alla digitalizzazione, non possono mancare.

Nelle riunioni di questi giorni a tenere banco sono le misure per agevolare interventi di edilizia, il recupero del patrimonio esistente e lo sviluppo di processi di rigenerazione urbana. Facilitazioni su cui, anche all’interno della maggioranza, vengono avanzati dubbi.

L’articolo è il 10 e come si legge nella norma ha il fine di accelerare e ridurre gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese. Lo scopo ultimo è favorire la ripresa del settore e di tutta la filiera (ceramica, legno, impiantistica, serramenti eccetera). Per attrarre investimenti e far confluire risorse in lavori di demolizione, ricostruzione e manutenzione straordinaria si va a modificare il testo unico sull’edilizia.

I paletti inseriti nell’articolo a salvaguardia del patrimonio paesaggistico e dei beni culturali non sono però considerati sufficienti da alcuni senatori di Leu, che hanno firmato emendamenti soppressivi e di riscrittura della norma.

“Semplificare é un conto. Altro è liberalizzare rischiando di far saltare regole minime di tutela del territorio”, dice il senatore di Liberi e Uguali Francesco Laforgia.

Si dovrà quindi trovare un punto di equilibrio. Altri temi caldi riguardano le novità previste dal decreto in materia di bonifiche e le valutazioni d’impatto ambientale. Sulla cosiddetta “paura della firma”, le misure volte a sbloccare il via libera alle opere da parte dei funzionari pubblici non ci dovrebbero essere grandi ritocchi.

Anche se qualche correzione potrebbe spuntare, c’è per esempio un emendamento del sentore dem Franco Mirabelli che dà la possibilità ad enti locali e Regioni di acquisire da parte della Corte dei Conti un valutazione preventiva per lavori sopra la soglia del milione che ripari dalla colpa grave.

Via Twitter il leader di Iv, Matteo Renzi, invece rimarca: “tengo molto alla norma che semplifica le procedure per gli stadi: meno burocrazia, più posti di lavoro”. La misura proposta favorirebbe interventi di vario tipo per adeguare i grandi impianti sportivi, dalla trasformazione alla ricostruzione.

Invece c’è l’accordo per “abbassare la soglia”, oggi a 150 mila euro, “per l’affidamento diretto relativamente ai servizi di ingegneria, come consulenze e progettazioni”, fa sapere il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvatore Margiotta.

“C’è la volontà, da parte del Governo e della maggioranza, di poter accogliere degli emendamenti, anche quelli presentati dalla minoranza, per migliorare il testo, lasciandone intatta l’essenza”, spiega il sottosegretario.

Prima di tutto però va risolta la questione delle inammissibilità relative agli emendamenti. Inizialmente ne sono stati esclusi 1.200. É stato fatto ricorso per reintrodurne circa 300. Ora però sarebbe in corso una nuova verifica su tutte le oltre 2.800 proposte.

Intanto a palazzo Madama, in commossone Bilancio, è stato incardinato anche il dl Agosto, il termine per gli emendamenti dovrebbe essere fissato per il 10 settembre. La scelta dei relatori potrebbe cadere su Daniele Manca (Pd) e Vasco Errani (Leu).

(di Marianna Berti/ANSA)