ROMA. – “Nessun rischio per l’apertura dell’anno scolastico”. La ministra per l’ Istruzione Lucia Azzolina lo ha ribadito oggi nonostante l’aumento dei contagi, 845, il dato più alto dallo scorso 16 maggio. “Abbiamo il dovere morale di riaprire – ha scandito – è una priorità assoluta del governo. Certamente è una operazione molto complessa ma siamo più pronti rispetto a quando la pandemia è scoppiata”.
Anche il commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri, ha sottolineato l’importanza della ripartenza della scuola, “non è solo necessaria per il fine pure altissimo dell’istruzione, ma perchè è il primo ritorno collettivo alla normalità. La vita delle famiglie torna normale se i ragazzi la mattina possono andare a scuole e il pomeriggio studiare”.
Mascherine, test sierologici, distanziamento, maggiori spazi e banchi monoposto sono le chiavi su cui si punta in vista del 14 settembre, data di avvio delle lezioni in tutta Italia tranne in Puglia e Sardegna, dove inizieranno qualche giorno più tardi e in Lombardia dove le scuole dell’infanzia apriranno qualche giorno prima. Intanto oggi sono partiti i test sierologici volontari al personale della scuola nel Lazio e in Toscana; dal 24 prenderanno il via nel resto d’Italia.
Un caso sono state per qualche ora le parole del consulente del Ministero della Salute, Walter Ricciardi, che poi ha precisato di non aver “mai detto che riapertura delle scuole ed elezioni sono a rischio in Italia. Le scuole riapriranno e si sta facendo di tutto per riaprirle in sicurezza. Parlavo di altri Paesi dove la curva dei contagi si è rialzata in modo preoccupante. In Italia, fortunatamente, non è ancora così”.
Il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha proposto invece di far usare il tampone rapido che viene attualmente utilizzato per chi arriva dall’estero nei paesi considerati a rischio, anche nelle scuole e laddove c’è grande affluenza di persone.
Sull’uso della mascherina, se la ministra dell’Istruzione Azzolina ha precisato che “distribuiremo 11 milioni di mascherine al giorno ed abbiamo allargato le aule e cercato ulteriori spazi affinchè gli studenti seduti al banco possano abbassarla”, ci sono alcuni presidenti di Regione e assessori che stanno protestando per l’uso a scuola.
“Non possiamo chiedere ai nostri bambini di portare la mascherina per 8 ore al giorno, è una follia”, ha scritto il governatore ligure Giovanni Toti. Anche per l’assessore all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan, “nessuno può anche solo immaginare di far indossare ad un bambino o ad un adolescente la mascherina per 6 o addirittura 8 consecutive, facendo così diventare la scuola un inferno asfissiante”.
“In Svizzera hanno riaperto le scuole e per i bimbi non c’è la mascherina. O sono scemi gli svizzeri o a dirigere la scuola italiana c’è un ministro incapace e incompetente”, ha attaccato il leader della Lega Matteo Salvini.
Preoccupati per le responsabilità civili e penali che potrebbero ricadere sulle loro teste e per le diffide che già stanno ricevendo in queste ore, sono i dirigenti scolastici.
“La ripresa delle lezioni in presenza sta diventando una vera sfida per i dirigenti scolastici. Tra misurazioni dell’ampiezza delle aule, distanziamento, Dpi e gel, consegna ritardata dei banchi monoposto e ricerca di nuovi locali, i dirigenti scolastici sono già oggetto di diffide varie da parte di famiglie che chiedono di non utilizzare le mascherine o, all’opposto, di utilizzarle sempre”, ha affermato Paola Serafin, che rappresenta i dirigenti scolastici della Cisl.
Sulla stessa linea Antonello Giannelli che guida i presidi di Anp. I timori dei dirigenti scolastici sono ingiustificati, ha risposto il Ministero dell’Istruzione, “il quadro delle norme è chiaro. L’adempimento dei doveri d’ufficio rappresenta di fatto una garanzia rispetto a qualsivoglia diffida”.
(di Valentina Roncati/ANSA)