Bce: ripresa incerta, timori per nuovi contagi Covid

Veduta della sede della Bce a Francoforte..
La sede della Bce a Francoforte.. EPA/ARMANDO BABANI

ROMA.  – Restano nubi ed ombre sulla ripresa economica nell’Eurozona a causa delle ricadute da coronavirus e alla luce di una nuova impennata di contagi da Covid nel Vecchio Continente. A lanciare l’allarme è la Banca Centrale Europea, che nei suoi verbali, relativi all’ultima riunione di luglio del board, indica nel prossimo meeting di settembre quello fondamentale per mettere a punto una nuova strategia di política monetaria.

Dopo un “drastico crollo” della crescita nelle prime settimane del secondo trimestre a causa dell’emergenza coronavirus, “la ripresa nell’Eurozona, resta disomogenea e parziale”, sottolineano i verbali della Bce, spiegando che “paralelamente al contenimento in atto del virus e all’allentamento delle misure di lockdown, si sono registrati segnali di una prima ripresa dei consumi, mentre in alcuni paesi si è avuto un significativo rimbalzo della produzione industriale”.

Per la Bce “un numero di fattori pesa su una ripresa completa”, fra questi soprattutto “un ritorno dei contagi da Covid” nelle principali economie che ha spinto i governi a “fermare o riconsiderare i propri piani di riapertura”, con conseguenze immediate sull’export dell’Eurozona. Pesa poi la “mancanza di lavoro” con effetti sui consumi, aggiunge l’Eurotower.

Negli stessi verbali viene anche sottolineato che “sebbene le condizioni dei mercati finanziari abbiano continuato a normalizzarsi dalla riunione di politica monetaria di giugno, restano più rigide e fragili rispetto al periodo prima della pandemia, ed una certa frammentazione nei mercati è ancora evidente”. E in questo quadro i membri del Consiglio direttivo hanno concordato sul fatto che “un orientamento di politica monetaria extremamente accomodante continua ad essere appropriato”.

Tuttavia dai verbali emerge anche che alcuni esponenti Bce, sulla scia di un iniziale rimbalzo economico nella zona euro, hanno sostenuto che probabilmente non sarebbe necessario spendere tutti i 1.350 miliardi di euro del programma per l’emergenza pandemica Pepp.

“La flessibilità del Pepp suggerisce che la capacità di acquisti netti del piano dovrebbe essere considerata un tetto piuttosto che un target”, recita un passaggio dei verbali, sottolineando che “gli ultimi dati in arrivo hanno sorpreso al rialzo mentre alcuni dei rischi al ribasso sulle prospettive di crescita a giugno si erano ridotti, facendo così aumentare le possibilità che la dotazione del piano possa non essere utilizzata del tutto”.

A questo punto l’attesa è tutta per la riunione del prossimo 10 settembre quando “la Bce sarà in una posizione migliore per rivedere la sua politica monetaria e gli strumenti a sua disposizione” perché “ci saranno ulteriori dati disponibili e nuove previsioni circa le prospettive d’inflazione nel medio termine e le prospettive di crescita economica”.

(di Alfonso Abagnale/ANSA)