Dopo il voto manifesto “guerriero” per rifondare il M5s

In una foto d'archivio Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.
In una foto d'archivio Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. (Italianews)

ROMA. – Un nuovo Statuto, una sede nazionale e tante “sezioni” territoriali, passaggio di proprietà del simbolo e della piattaforma Rousseau. E poi addio alla struttura movimentista, per trasformare il M5s in un vero e proprio organismo iscritto nel registro dei partiti politici, dotato di organi direttivi e di cassa, su cui far convergere sia i conferimenti degli eletti che le donazioni degli elettori, grazie ai benefici concessi dalla destinazione del 2 per mille in sede di dichiarazione Irpef.

E ancora: stop ai vincoli dettati dal rispetto del tetto del doppio mandato. Altro che “Parole Guerriere”, il M5s è di fronte ad un vero e proprio atto di “guerra” nei confronti dei principi che sono le fondamenta del Movimento, dichiarato da un gruppo di una cinquantina di parlamentari pentastellati.

L’obiettivo, esplicitato in un vero e proprio programma, è l’ “evoluzione” del M5s dalla formula “inadeguata” della sua “struttura movimentista, liquida ma allo stesso tempo fortemente verticistica” che si è preteso di mantenere negli anni e segnatamente dopo la scomparsa di Gianroberto Casaleggio, definito il solo capace di custodire e rappresentare quel “pensiero unificatore della prospettiva strategico-politica del MoVimento”.

E’ un vero e proprio “manifesto” di rifondazione del Movimento quello proposto da questo gruppo che si riconosce nei seminari proposti da “Parole Guerriere” e animato da un gruppo di parlamentari un tempo identificati nella schiera degli “ortodossi”, ma che ora ha allargato il suo raggio di azione in modo assai trasversale.

La loro parola d’ordine, soprattutto dopo l’indizione, ex-abrupto, delle consultazioni su Rousseau per il secondo mandato da sindaca alla Raggi e per le intese locali con il Pd, è la convocazione degli Stati Generali, l’assemblea del Movimento che dovrebbe riscrivere la “carta dei valori” ma anche procedere ad una profonda riorganizzazione a partire dalla nomina di un “capo politico” dopo mesi di temporanea “reggenza” di Vito Crimi.

“L’organizzazione politica sarà strutturata al proprio interno integrando la democrazia rappresentativa con quella deliberativa, attraverso una propria piattaforma telematica connessa con una rete di sedi stabili radicate sul territorio. Gli Organi direttivi, che avranno durata predeterminata, saranno eletti a maggioranza sulla scorta di una specifica proposta programmatica” è la proposta con cui si sono lasciati i parlamentari che si sono dati appuntamento ai primi di settembre per per fare “massa critica” e, dice, una degli animatori del gruppo Dalila Nesci arrivare finalmente agli Stati Generali.

Alla ripresa dei lavori, la proposta verrà infatti aggiornata con una seconda parte, un “secondo binario” in cui, spiega Nesci, verranno proposti “alcuni temi del programma su cui puntare e quindi una rinnovata cornice politica”. Ma uno dei fini è già quello della cancellazione del tetto del secondo mandato per i parlamentari.

“L’esperienza maturata presso le Istituzioni del Paese è troppo preziosa per essere dispersa: chi ha ricoperto ruoli istituzionali dovrà poter condividere il proprio sapere nella Scuola di formazione politica e nella struttura organizzativa. Il metodo democratico consentirà di premiare coloro che meritano di continuare a rappresentare l’Organizzazione politica presso le Istituzioni” si legge nel programma che stabilisce anche il definitivo passaggio al nuovo partito della proprietà del simbolo.

“La proprietà di questa fondamentale risorsa intangibile non può essere di altro soggetto che non sia l’Organizzazione politica stessa” mentre si ritiene “auspicabile”, considerato che allo stato appartiene all’ Associazione Rousseau, che anche la piattaforma venga donata all’organizzazione politica. Proprio la questione del nuovo Statuto, del patrimonio del nuovo partito, del simbolo M5s e della piattaforma dovrebbero essere infine i punti qualificanti, anzi la “conditio sine qua non”, per riuscire a “materializzare, restando uniti, i cosiddetti Stati Generali”.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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