In India folla inferocita per offese a Islam, 3 morti

Una pattuglia di agenti di polizia percorre una strada a Bangalore.
Una pattuglia di agenti di polizia percorre una strada a Bangalore. (AFP/Manjunath Kiran)

NUOVA DELHI.  – É finito nel sangue il tentativo della polizia indiana di placare la folla inferocita contro un ragazzo che rischiava il linciaggio per aver pubblicato sui social un post “blasfemo, contro l’Islam”. L’intervento degli agenti, con le armi, ha lasciato sul terreno almeno tre morti e 65 feriti.

“Quel ragazzo ha rischiato il linciaggio: è triste avere usato le armi, ma non c’erano alternative”, si è giustificato parlando con i media Kamal Pant, Commissario distrettuale di polizia e raccontando che tra le 65 persone ferite ci sono almeno 60 agenti.

Secondo la ricostruzione delle autorità, i disordini sono scattati per un post offensivo nei confronti di Maometto, divenuto virale sui social. In poche ore, quasi mille persone hanno assediato l’abitazione di un parlamentare del partito del Congresso, R. Akhanda Srinivasamurthy, parente del giovane che ha firmato il post, lanciando pietre e cercando di dare fuoco alla casa del politico.

E, quando si è diffusa la notizia che l’autore della frase era in arresto, i manifestanti hanno assaltato il commissariato, devastandolo, e dando fuoco a varie automobili. A quel punto, la polizia ha risposto con lacrimogeni e spari a vista, gettando ancora una volta nella costernazione l’opinione pubblica indiana, per il frequente uso delle armi da parte di chi ha compiti di protezione.

Tra i primi a prendere le distanze dall’operato degli agenti il saggista e parlamentare del Congresso Shashi Tharoor, che, in un tweet, ha ribadito il profondo rispetto del suo partito verso tutte le fedi, ma ha aggiunto che non è accettabile che gli agenti uccidano. Dopo il ritorno della tranquillità, e 110 arresti, a Bangalore è stato imposto da il coprifuoco con le strade presidiate da contingenti delle squadre speciali anti sommossa.

La comunità musulmana ha comunque dimostrato di non essere tutta disposta allo sfogo della rabbia: nel 1986, per un altro articolo ritenuto “offensivo”, uscito su un giornale in lingua inglese scoppiarono tumulti e rivolte che tennero la città in tensione per quasi una  settimana.

Questa volta, nelle stesse ore in cui interi quartieri di Bangalore diventavano un inferno, un centinaio di musulmani ha creato una catena umana attorno al tempio di Hanuman, uno dei luoghi sacri indù più noti. “Siamo qui per proteggerlo”, dicono in un video divenuto anch’esso virale: “Non accettiamo gli insulti verso il Profeta e pretendiamo che il colpevole venga punito, ma rifiutiamo ogni violenza”.

(di Rita Cenni/ANSA)