Italia ancora con i prezzi in calo. A luglio -0,4%

Carrello spesa lungo i banchi del supermercato.

ROMA. –   Nuova discesa dei prezzi a luglio che toccano il livello più basso da oltre quattro anni, certificando la fase di persistente inflazione negativa in Italia.

L’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat ha segnato il mese scorso un calo dello 0,4% su base annua e dello 0,2% su base mensile . E’ la lettura finale e denota un peggioramento della dinamica  (la lettura preliminare su base annua era -0,3% e in termini congiunturali -0,1%)  che fa registrare un’inflazione negativa per il terzo mese consecutivo, dopo il -0,2% di giugno e maggio, come non avveniva  da giugno 2016.

In rallentamento i prezzi del cosiddetto carrello della spesa, che include i beni alimentari, per la cura della casa e della persona: si passa da +2,1% a +1,2%, mentre per quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto si osserva un’inversione di tendenza da +0,1% a -0,1%.

L’inflazione acquisita per il 2020 , calcola l’Istat,  è -0,1% per l’indice generale e +0,7% per la componente di fondo. L’inflazione negativa  – viene spiegato – continua a essere dovuta all’andamento dei prezzi energetici, che registrano però una flessione meno marcata (da -12,1% a -10,3%), sia nella componente regolamentata (da -14,1% a -13,6%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -9,0%).

Ma va detto che a concorrere sono anche il rallentamento dei prezzi dei beni alimentari (da +2,3% a +1,3%) e  dei servizi  (da +0,3% a +0,1%) di cui quelli relativi ai trasporti  in discesa da -0,1% a -0,9%.

E se tecnicamente ancora non si può parlare di deflazione vera e propria (più legata alle aspettative e al freno della spesa di consumatori e  aziende con il conseguente ridimensionamento della domanda aggregata) il trend negativo riflette un indebolimento generalizzato.

Un andamento che – osserva l’Istat – continua a essere la sintesi tra “forti flessioni, seppur meno ampie rispetto a giugno, dei prezzi degli energetici e crescita, più debole rispetto al mese precedente, di quelli degli alimentari”.

Il contestuale ulteriore rallentamento dei prezzi dei servizi (causato per lo più da quelli relativi a trasporti e da quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona),  frena l’inflazione di fondo che perde tre decimi di punto, sia al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sia al netto dei soli energetici.

“Un pessimo segnale per l’economia italiana – avverte il Codacons – , perché rispecchia la grave crisi dei consumi che si registra nel nostro paese.  I prezzi – scendono per effetto del generale impoverimento delle famiglie causato dal Covid, che ha ripercussioni dirette sui consumi, letteralmente crollati negli ultimi mesi in quasi tutti i settori”.

Il Codacons parla di  “emergenza prezzi in Italia” e chiede al Governo di intervenire “per rilanciare i consumi attraverso misure serie e strutturali e non certo con bonus a pioggia che non hanno gli effetti sperati sul fronte delge tutte le città e le regioni d’Italia.

Dalla classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori. La spirale ribassista non coinvolgeTrento, Napoli e Bolzano, tra le città più care d’Italia. Al primo posto c’è Bolzano che, “con un’inflazione pari a +0,8%, ha una spesa aggiuntiva per una famiglia media pari a 254 euro.

Al secondo posto Napoli, dove il rialzo dei prezzi dello 0,5% determina un aggravio annuo di spesa pari a 109 euro, terza Trento, dove il +0,4% genera una spesa supplementare pari a 93 euro”.

Tra le regioni più costose, il Trentino con un’inflazione a +0,7% che corrisponde  per una famiglia media, a un rincaro di 190 euro su base annua. Seguono Campania e Calabria, dove l’incremento dei prezzi dello 0,2% implica un aumento del costo della vita di circa 40 euro.

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