I ribelli M5s al Raggi-bis: “Servivano le Comunarie”

La sindaca di Roma Virginia Raggi.
La sindaca di Roma Virginia Raggi.

ROMA. – Il sasso nello stagno contro la ricandidatura di Virginia Raggi arriva direttamente dalla ‘sua’ Assemblea capitolina: non è stata fatta autocritica degli errori compiuti, servivano le Comunarie, è mancato il confronto tra di noi. Per cui, “sono contrario al Raggi-bis”. Firmato, Enrico Stefàno, che su Facebook mette anche la foto del prof ribelle dell”Attimo fuggente’, in piedi sulla cattedra.

A due giorni dall’annuncio della prima cittadina, a 24 ore dal ‘daje’ di Beppe Grillo e soprattutto alla vigilia del voto su Rousseau sul ‘mandato zero’, arriva la prima voce stellata esplicitamente critica sul secondo quinquennio dell’avvocata romana. Stefàno in Comune non è uno qualsiasi: presidente della commissione Mobilità, è uno dei ‘quattro moschettieri’ entrati in Consiglio nel lontano 2013.

Del quartetto faceva parte anche Raggi, con la quale oggi Stefàno non è stato tenero: “In questi anni è mancata una visione e una idea di città”, dice, e adesso “ci ripresentiamo ai cittadini con i post trionfanti di strade asfaltate e alberi potati” ovvero “l’ordinaria amministrazione”. E poi “basta con la retorica del passato, col vittimismo, con le manie di persecuzione. Basta con questo mito dell’onestà – incalza – mentre il presidente dell’Assemblea (Marcello De Vito, ndr) sta a processo per corruzione”.

Per Stefàno è sbagliato anche il metodo: sul terzo mandato “c’è una regola, sono d’accordo che debba essere rivista, apriamo una riflessione” ma certo “non a dieci mesi dalla tornata elettorale e quando si è coinvolti in prima persona”. Altri sindaci che lo chiesero anni fa, del resto, “furono cacciati e tacciati di poltronismo”.

Dunque serviva prima discuterne “e solo dopo, soprattutto, scegliere il candidato attraverso le ‘Comunarie’. Perché possiamo anche togliere il limite dei due mandati – spiega – ma magari attraverso una selezione e dibattito interno troviamo qualcun altro bravo da valorizzare”.

Un passaggio (anche Stefàno è al ‘secondo giro’) in cui qualcuno all’interno del M5s ha voluto vedere una personale aspirazione alla fascia tricolore, delusa dal blitz di Raggi. Quella di Stefàno in ogni caso è nel M5s romano una voce minoritaria – gli altri ‘big’ dell’Aula sono schierati con la sindaca e oggi hanno fatto propaganda per il ‘sì’ su Rousseau – ma non per questo è solitaria.

Gemma Guerrini gli riconosce “coraggio e onestà intellettuale”, mentre la collega Simona Ficcardi ironizza su quando Luigi Di Maio giurava che la regola dei due mandati non sarebbe mai stata toccata. E qualche brace è stata smossa anche in Regione Lazio, dove siede la capogruppo Roberta Lombardi, antica rivale di Raggi e fautrice del dialogo con il Pd del governatore-segretario Nicola Zingaretti.

Nel suo gruppo però c’è una ‘pattuglia’ di quattro consigliere filo-Raggi che talvolta viene apertamente alla luce: la più esplicita è Valentina Corrado che saluta l’annuncio della sindaca con un inequivocabile “Cara Virginia ti sarò al fianco come lo sono stata in questi anni”.

Lombardi per ora tace, ma parla il lombardiano Devid Porrello, vicepresidente del Consiglio regionale. E non le manda a dire: “Il Raggi-bis? Una mossa avventata. Il voto di domani è ‘ad personas’ per lei e per Appendino, per bypassare le regole che ci siamo dati”. Raggi ha commesso “tanti errori su temi come i rifiuti”, mentre “le municipalizzate non hanno visto un rilancio”. Anche per lui, come per Stefàno, servivano le Comunarie, “necessarie per l’importanza che riveste la Capitale d’Italia”.

(di Gabriele Santoro/ANSA)

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