Vacanze Made in Italy, ma a picco gli stranieri

Una spiaggia affollata a Torre del Lago, in Versilia
In una foto d'archivio una spiaggia affollata a Torre del Lago, in Versilia. FRANCO SILVI /ANSA

ROMA. – A poche ore dal varo nel decreto agosto che contiene importanti misure decise dal governo (ulteriori 3 miliardi tra turismo e cultura) per sostenere un settore che vale il 13% del Pil ed è stato messo in ginocchio dalla pandemia, arriva un nuovo “bollettino” sulla situazione realizzato dall’Osservatorio Confturismo-Confcommercio e Swg di luglio.

Sono vacanze all’italiana quelle dei connazionali, ma si patisce sempre di più l’assenza degli stranieri e, soprattutto, si teme la perdita di un milione di posti di lavoro. Confturismo registra un leggero ma per nulla decisivo miglioramento, con una spesa media di 1.022 euro a famiglia, circa 680 euro a persona, ma c’è ancora il 20% di italiani che non prenota per problemi economici e disponibilità di ferie.

Assenti gli stranieri che, tra giugno e settembre, saranno circa 25 milioni in meno dell’anno scorso, con una perdita del 75% dei flussi e ancora più alta per la spesa, visto che a mancare saranno i turisti intercontinentali americani e asiatici ovvero i “big spender”.

Saranno vacanze al riposo e al contatto con le persone più care, mentre importanti aspetti più interattivi, e che diffondono la spesa dei turisti nei luoghi di destinazione, sono relegati agli ultimi posti delle preferenze: è il caso delle visite a musei, monumenti e mostre, che scendono dal 33% dello scorso anno al 15%, dello shopping, dal 21% al 5%, o della pratica del wellness, dal 12% al 9%.

Sale a quota 65 – 3 punti in più di giugno – l’indice di fiducia che misura la propensione degli italiani ad andare in vacanza, ma preoccupa il confronto col passato: l’indice, nello stesso periodo dello scorso anno, si attestava a quota 72, quindi ben 7 punti più in alto.

Inoltre c’è un numero forte di incerti: il 34% degli intervistati intenzionati a partire entro settembre non aveva ancora prenotato a fine luglio, mentre un ulteriore 8% addirittura non intende farlo e punta a trovare sistemazioni una volta giunto a destinazione. Un atteggiamento “attendista” che fa sorgere molti dubbi sul fatto che questa “voglia di vacanze” si concretizzi davvero in una o più partenze.

“In epoca normale il quadrimestre giugno-settembre valeva il 60% delle presenze turistiche e della spesa di tutto l’anno in Italia: senza contare l’outgoing, dove gli italiani spendevano, nello stesso periodo, 11,5 miliardi. Di tutto questo, l’estate 2020 salverà, forse, il 25%” commenta amaramente il presidente di Confturismo Confcommercio Luca Patanè.

“Questo mentre l’andamento degli indici epidemiologici ed i focolai individuati a macchia di leopardo sul territorio nazionale – aggiunge – fanno notizia molto più dell’egregio lavoro che operatori del settore e comunità locali compiono ogni giorno per garantire ai turisti una fruizione serena delle loro vacanze”.

“Basta con questo approccio autolesionistico – continua Patanè – e al via da subito una serie di misure importanti e con forti stanziamenti dedicati al settore. Si prenda atto, una volta per tutte, che il turismo è già da tempo colonna portante dell’economia italiana, non una vaga chance per il futuro. Sono concretamente a rischio 1 milione di posti di lavoro”.

(di Cinzia Conti/ANSA)

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