Entrate 6 mesi -7%, l’Iva da sola perde 11 miliardi

La zona dei Navigli a Milano deserta.. Tanti i cartelli che avvisano i clienti della chiusura anticipata.
La zona dei Navigli a Milano deserta.. Tanti i cartelli che avvisano i clienti della chiusura.. Immagine d'archivio. ANSA/GIULIA COSTETTI

ROMA.  – Lo shock da pandemia presenta il conto per le finanze pubbliche: con un crollo del gettito Iva da 11 miliardi che contribuisce al ‘buco’ da 14 miliardi delle entrate nel primo semestre. E con un debito pubblico che schizza a oltre il 160% secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio.

É il ministero dell’Economia a certificare il -7% delle entrate tributarie nel primo semestre a 186,3 miliardi. Con un “notevole calo” (-17 miliardi) delle imposte indirette, di cui il rosso  rappresentato dagli 11 miliardi in meno dell’Iva  (-19%) per il rinvio dei versamenti del decreto Cura Italia di marzo, il primo provvedimento per arginare l’impatto del Covid.

Dato che spiega la prudenza del Governo nel consentire ulteriori proroghe sulle scadenze fiscali, data la situazione di crescente tensione sui conti pubblici: l’Upb, nella sua nota congiunturale di agosto, vede un rapporto tra il debito pubblico e il Pil, dopo la stabilizzazione ottenuta nel 2019 al 134,8 per cento, che dovrebbe superare il 160 per cento nel 2020, per poi ridursi leggermente nel 2021 grazie al ritorno alla crescita del prodotto, ma rimanendo comunque al di sopra del 160 per cento.

Sui conti, del resto, è pesante l’impatto della congiuntura. L’Upb vede un Pil in caduta del 10,4% quest’anno, tutto sommato in linea con le previsioni dei maggiori istituti internazionali e con la probabile revisione delle stime del governo. Ma con prospettive avvolte dall’incertezza: a partire dagli sviluppi della pandemia a livello globale e dal rischio di una seconda ondata.

E con un 2021 in ripresa solo a metà, visto che lacrescita, a valle di investimenti che a fine 2020 saranno crollati del 15%, si fermerà al 5,6%. Le stime partono dalla “eccezionale contrazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre (-12,4 rispetto ai tre mesi precedenti, -17,4 su anno) seguita alla battuta d’arresto dei primi tre mesi”.

Con i consumi che dopo essersi letteralmente congelati nel primo trimestre, rischiano di risentire di un risparmio “precauzionale” da parte delle famiglie anche nella seconda metà d’anno: un dato in contrasto con quello europeo, dove Eurostat segnala consumi tornati ai livelli pre-pandemia a giugno.

I numeri stimati dall’Upb fanno perno su “una ripresa graduale ma definitiva dell’attività economica, escludendo quindi l’eventualità di una seconda ondata di contagi che renda necessari nuovi provvedimenti restrittivi alla mobilità”. E scontano “la piena efficacia delle misure espansive di politica economica (i decreti del Governo e il nuovo scostamento dovrebbero aggiungere 25 punti di Pil) e di quelle di politica monetaria nel contenere i rendimenti del debito sovrano e sostenere la liquidità di imprese e il reddito”.

Ma se queste aspettative andassero deluse, avverte l’Upb, ci sarebbero “non trascurabili rischi al ribasso”. Il tutto in uno scenario di medio termine che “appare circondato da un’incertezza straordinariamente elevata, con rischi prevalentemente orientati al ribasso sia sul quadro internazionale sia sugli equilibri finanziari”.

A partire da “un ulteriore indebolimento del contesto internazionale connesso alla diffusione dei contagi in corso”. Fino alla possibilità, nello scenario post-Covid, di “sfasamenti tra le fasi cicliche dei diversi paesi europei” che rischiano di spingere in alto lo spread.

“Se tale eventualità riguardasse l’Italia, caratterizzata da uno stock di debito pubblico ulteriormente accresciuto dalla crisi, le tensioni finanziarie potrebbero riflettersi in un repentino peggioramento delle attese di crescita”.

(di Domenico Conti/ANSA)

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