Festa Sacrificio per 300 milioni musulmani ai tempi covid

Agenti sanitari disinfettano le strade di Beirut.
Agenti sanitari disinfettano una strada di Beirut. (Ansalatina)

BEIRUT.  – Il giorno in cui centinaia di milioni di musulmani di tutto il Mediterraneo e Medio Oriente, festeggiano la Festa del Sacrificio (Id al Adha), un avvolgente canto di preghiera ha svegliato la zona musulmana di Beirut, in Libano, formalmente tornata nel lockdown a causa del coronavirus in un paese al collasso economico e preda di preoccupanti venti di guerra tra Hezbollah e Israele.

Dai microfoni delle moschee che si affacciano sullo sterrato dell’ippodromo di Beirut, da mesi senza gare di cavalli e di spettatori urlanti, si sono levati salmi e richiami a osservare i tre giorni di festa, che ricorda la disponibilità di Abramo a sacrificare suo figlio.

La Id al Adha è osservata quest’anno in tutte le città arabo-islamiche in maniera diversa dagli altri anni: l’emergenza Covid, ma soprattutto il graduale impoverimento di ampi settori della popolazione a causa della crisi economica preesistente al coronavirus, ha disegnato una mappa molto eterogenea dei festeggiamenti, segnati comunque dal timore che la tensione politica e sociale possa esplodere in rivolte e nuovi conflitti.

Le immagini che provengono dalla Turchia, dalla Cisgiordania, dall’Afghanistan, dall’Iraq, dalla Tunisia mostrano due aspetti in contrasto tra loro ma che coesistono in ogni città: da una parte, adunate di fedeli riuniti in preghiera, con o senza distanziamento sociale; dall’altra strade e piazze deserte per le misure di lockdown.

Su questo spicca Baghdad, capitale di un Iraq che si appresta a ricordare il 2 agosto prossimo il 30/mo anniversario dello scoppio della Guerra del Golfo, causata dalla decisione statunitense intervenire a fianco del Kuwait poco prima invaso dalle truppe agli ordini dell’allora presidente Saddam Hussein.

L’Iraq continua a essere un paese diviso da una influenza americana e una iraniana: ieri sera razzi sparati da milizie filo-iraniane hanno colpito l’aeroporto di Baghdad, dove sono di stanza soldati Usa.

Meno di una settimana fa le piazze di Baghdad si erano riempite di nuovo di giovani manifestanti, assetati di acqua potabile e di riforme sociali, economiche e politiche. Tre di loro sono stati uccisi da poliziotti armati di fucili da caccia, secondo la rara ammissione, giunta nelle ultime ore, dallo stesso governo di Baghdad.

Dall’Iraq alla Turchia, altro paese falcidiato dal coronavirus. La controversa scelta del presidente Recep Tayyep Erdogan di rendere la celebre Santa Sofia la più prestigiosa sala di preghiera islamica di tutta l’Anatolia si è oggi concretizzata di nuovo con un raduno di massa proprio per celebrare la Id al Adha.

In Afghanistan, invece, la festa è coincisa con l’inizio di una  tregua di tre giorni, tra governo di Kabul e Talebani. Cinquecento talebani sono stati rimessi in libertà dal governo centrale proprio in occasione della Adha.

E per finire a Mecca, in Arabia Saudita, dove i pellegrini impegnati nello hajj – uno dei cinque pilastri dell’islam, ogni fedele deve compierlo almeno una volta nella vita – si sono esibiti oggi nella rituale lapidazione degli idoli e delle steli raffigurante il diavolo.

di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)

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