ROMA. – Sì ad altri 25 miliardi in deficit: salgono a 100 miliardi le risorse messe in campo dal governo per contrastare il crollo del Pil dovuto all’emergenza Coronavirus. La maggioranza approva il nuovo scostamento di bilancio alla Camera e al Senato e consolida i suoi numeri.
Non solo, nonostante le tensioni della vigilia, regge. Ma a Palazzo Madama aumenta i suoi numeri, anche grazie all’arrivo da Forza Italia di Sandra Lonardo e degli ex M5s trasferitisi al misto. L’asticella si ferma a 170, dieci sopra la maggioranza assoluta. Lo stesso margine che si registra alla Camera con 326 sì: dieci in più della maggioranza di 316.
“Non abbiamo bisogno di sostegno”, esulta il Pd, con riferimento alle voci ricorrenti di un ingresso di Forza Italia in maggioranza. E gli azzurri, come promesso, tengono la linea unitaria di opposizione del centrodestra: Lega, Fdi e Fi si astengono, lamentando di non avere ricevuto le aperture auspicate.
Mentre i toni tornano ad alzarsi e lo scontro è durissimo sulla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, ufficializzata in serata in Consiglio dei ministri con una delibera e un decreto legge di proroga dei termini. Alla Camera va in scena un botta e risposta al vetriolo tra il premier Giuseppe Conte e la leader di Fdi Giorgia Meloni.
Alla vigilia del voto sull’autorizzazione all’arresto di Matteo Salvini (si punta al sì unitario di M5s, Pd e Iv, nonostante i renziani fino all’ultimo non sciolgano la riserva), la maggioranza prova a blindarsi, in attesa delle prove che l’attendono tra settembre, con il voto sulle regionali, e ottobre, con la presentazione del Recovery fund e la manovra.
I segnali di malcontento ci sono: nel rinnovo delle presidenze delle commissioni, l’accordo di maggioranza viene rotto per ben due volte in Senato e porta alla conferma di due leghisti. Le fibrillazioni non si ripercuotono sul voto in Aula ma non lasciano tranquilli. Anche perché viene per ora rinviato il nodo del Mes, che rischierebbe di spaccare i giallorossi per il no irremovibile di una parte del M5s.
Ma nella risoluzione firmata anche dai Cinque stelle che dà il via libera al nuovo scostamento di bilancio, viene aperto un varco al fondo Salva Stati. In un passaggio si prevede infatti “l’utilizzo di tutte quelle risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi” dall’Unione europea: tra le risorse disponibili c’è il Recovery fund, il fondo Sure per il lavoro e anche il Mes.
Un varco. Per ora non di più. Ma il vicesegretario Pd Andrea Orlando si mostra sicuro: sarà “la realtà” a imporre di andare “oltre le ideologie” e chiedere anche i fondi del Mes. Sullo scostamento di bilancio “è andata bene”, dice in serata Conte, aggiungendo che la maggioranza è “forte”.
Il via libera alle nuove risorse in deficit permette al governo di varare un decreto, che potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il 6 agosto, con risorse per la cig, la scuola, gli enti locali. E’ il ministro Roberto Gualtieri a delineare in Aula un intervento che, sommato ai precedenti, porta le risorse già messe in campo per il contrasto della crisi a 100 miliardi: “35 miliardi sono andati e andranno per il lavoro e gli ammortizzatori, più di 40 per le imprese più di 12 per le regioni e gli enti territoriali, più di 11 a sanità, scuola e servizi sociali”.
Le Camere dicono sì anche al piano nazionale delle riforme e così danno corpo, dice il ministro dell’Economia, “allo sforzo del governo per una ripresa duratura e sostenibile”: nel terzo trimestre 2020, afferma, si attende “un rimbalzo del Pil del 15%”.
A Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni che chiedevano di accogliere almeno parte delle loro proposte, Gualtieri replica che un’apertura c’è: “Basta polemiche irresponsabili. Gli interventi su automotive e turismo sono stati sollecitati da tutti i partiti, così come la proroga della moratoria sui prestiti bancari”.
Non basta al centrodestra, che decide di astenersi. Così come non sembrano bastare le rassicurazioni del presidente del Consiglio sulla proroga dello stato d’emergenza. Conte in mattinata nell’Aula della Camera nota, quasi stupito, che sui social network la proroga dello stato d’emergenza sia stata scambiata per un nuovo lockdown in vigore dal primo agosto: “E’ stata creata confusione” da chi accusa il governo di voler “fare un uso strumentale dell’emergenza per un atteggiamento liberticida, reprimere il dissenso o ridurre la popolazione in uno stato di soggezione. E’ grave”, dice il premier.
Ma Meloni torna all’attacco: “Lo stato di emergenza vi serve per consolidare il potere facendo quello che volete senza regole e controlli”. La leader di Fdi in Aula torna a legare il tema dell’emergenza a quello dell’immigrazione: “Non renderemo tutto vano per la vostra furia immigrazionista! E non rida, presidente Conte, perché non c’è nulla da ridere…”, dice al premier che le sta di fronte.
Il fronte immigrazione resta comunque un tema caldo anche nella maggioranza. Nicola Zingaretti, anche con riferimento alla mancata modifica dei decreti Salvini, ribadisce che finora non si sono raggiunti “i risultati che si voleva”.
Il segretario Pd tiene aperto anche un altro dossier caro ai Dem: la modifica della legge elettorale. Dopo il rinvio a settembre, spiega Zingaretti, il tavolo riparte da zero, anche se come canovaccio resta la proposta di proporzionale con sbarramento al 5%. Ma il Pd dialogherà con tutti, anche con l’opposizione (con la Lega c’era stato un dialogo mesi fa sul sistema spagnolo). Il leader Dem non esclude neanche un dialogo sul maggioritario: Matteo Renzi è avvertito.
(di Serenella Mattera/ANSA)