Cassa Integrazione Covid per metà imprese, perso un quarto stipendio

Un fascio di banconote per il pagamento di stipendi
Pagamento stipendi

ROMA. 29 LUG – In piena emergenza coronavirus, nei mesi di marzo e aprile, oltre la metà delle imprese italiane ha fatto uso della Cig-Covid messa a disposizione sin da subito dal governo con il decreto Cura Italia. La cassa integrazione ha riguardato quasi il 40% dei dipendenti del settore privato, che hanno perso in media oltre un quarto del proprio reddito mensile.

I dati emergono dallo studio “Le imprese e i lavoratori in cassa integrazione Covid nei mesi di marzo e aprile”, effettuato dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche dell’Inps in collaborazione con la Banca d’Italia, pubblicato proprio a pochi giorni dall’atteso decreto agosto, in cui l’esecutivo si appresta a rinnovare l’ammortizzatore ma con qualche paletto all’utilizzo, evitando abusi da parte delle aziende che non ne hanno veramente bisogno.

Se infatti il ricorso alla Cig-Covid è risultato più elevato mnei settori sottoposti a lockdown nei mesi peggiori della pandemia, anche in comparti in cui i livelli produttivi o il fatturato non sono diminuiti rispetto al periodo precedente l’emergenza, l’utilizzo della cassa ha coinvolto, secondo lo studio, “una quota significativa di imprese”, pari a circa il 20% nella manifattura e al 30% nei servizi. Una sorta di “furbizia” denunciata ieri anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio.

La cassa ha infatti permesso ad ogni impresa in Cig-Covid di risparmiare circa 1.100 euro per dipendente presente in azienda. Tra le imprese più piccole, che hanno utilizzato prevalentemente la Cig in deroga, l’importo medio risparmiato grazie alla riduzione dell’orario di lavoro è stato pari a 3.900 euro nel bimestre. Ma le imprese più grandi del settore dei servizi, che hanno fruito dell’assegno ordinario Covid, hanno risparmiato in media una cifra molto più consistente, pari a quasi 24.000 euro.

Per le imprese della manifattura, che ricorrono anch’esse prevalentemente alla cassa ordinaria Covid, il risparmio è stato invece di circa 21.000 euro.

In media, spiega il rapporto aggiornato in base ai dati al 15 luglio, ogni lavoratore in Cig-Covid ha subito una riduzione oraria di 156 ore, il 90 per cento dell’orario mensile di lavoro a tempo pieno (pari a 173 ore in marzo e aprile), perdendo, secondo le attuali stime, il 27,3% del proprio reddito lordo mensile. Un dato definito “allarmante” dalle associazioni dei consumatori.

Nonostante siano state le meno colpite dal virus a livello sanitario, è dalle Regioni del Sud che è arrivato il maggior numero di richieste di acceso alla cassa. La quota di imprese che hanno fatto ricorso alla CIG-Covid è infatti pari al 45 per cento nel Nord Est, al 48 nel Nord Ovest, al 52 nel Centro e al 55 per cento nel Mezzogiorno.

La spiegazione è nella eterogeneità delle aziende, in modo particolare per quantoriguarda il settore di attività, più sbilanciato nel Mezzogiorno a favore dei settori dell’alloggio e della ristorazione, dellecostruzioni e del commercio al dettaglio non alimentare, chemaggiormente hanno subito le conseguenze della crisi.

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