La Nba riparte domani, ma covid fa ancora paura

Jabari Parker del Atlanta Hawks incesta due punti al Chicago Bulls.
Jabari Parker del Atlanta Hawks incesta due punti al Chicago Bulls. Immagine d'archivio. EPA/TANNEN MAURY

ROMA. – La Nba riparte. Dopo oltre quattro mesi di stop causa pandemia, il grande basket americano si ritrova nella cosiddetta “bolla” del Disney World a Orlando, Florida, per riprendere il campionato interrotto a marzo.

Saranno 22 le squadre e 346 i giocatori che porteranno a termine questa disgraziata stagione contrassegnata dal coronavirus, che negli States peraltro fa ancora tanta paura (in Florida 6mila morti).

Per i giocatori e gli staff sono state studiate eccezionali misure di isolamento e anticontagio, tamponi e test continui. Da settimane non si verifica più nessun positivo, e anzi alcuni atleti che erano stati colpiti dal covid e poi guariti, si sono aggregati alle rispettive squadre. Tuttavia c’è molta tensione nei team, perchè numerosi giocatori sono stati colti in flagrante violazione delle norme di sicurezza, tanto che la Lega ha addirittura istituito un numero verde al quale denunciare chi non rispetta le regole.

Il campionato era fermo dall’11 marzo, quando si scoprì che il francese di Utah Jazz Rudy Gobert era positivo al covid, l’atleta pochi giorni prima era stato protagonista di un gesto spavaldo: credendosi immune, aveva toccato tutti i microfoni in conferenza stampa, ridendo della possibilità di contagio. Nei giorni seguenti anche altri giocatori risultarono positivi. Il campionato fu sospeso.

Da domani si riprende dunque e si giocherà a porte chiuse, fatto assolutamente inedito per l’Nba, dove la partecipazione del pubblico è sempre stata molto forte e rumorosa. Dagli schermi tv si potranno sentire le parole dei giocatori in campo e quelle dei tecnici, per gli appassionati sarà una cosa dell’altro mondo.

Fino al 14 agosto si giocheranno in tutto 88 partite, su tre campi diversi; dal 17 agosto cominceranno i playoff; le finali da fine   settembre, ultima partita il 13 ottobre.

Prima dello stop, il torneo vedeva il dominio nella Western Conference dei Lakers di Lebron James, seguiti dai Clippers;  e a est dei Bucks di Giannis Antetokounmpo, seguiti dai Raptors campioni in carica. Le prime squadre a sfidarsi saranno Utah Jazz e i New Orleans Pelicans di Nicolò Melli. La seconda partita sarà il derby di Los Angeles fra i Lakers e i Clippers.

Dopo la vicenda di Floyd George, 75 giocatori hanno deciso di giocare indossando una maglietta con una scritta antirazzista. La Lega ha proposto tante parole o frasi, la maggior parte dei giocatori ha scelto “equality” (uguaglianza).

Sulla maglia di Marco Belinelli e Nicolò Melli ci sarà scritto “uguaglianza”, Danilo Gallinari ha invece scelto “giustizia”. Ma c’è anche chi come Lebron James ha rifiutato di partecipare, dicendo che non ha bisogno di una scritta sulla maglia per far sapere come la pensa sul razzismo.