Caritas: “Con Covid più sfruttamento dei soggetti deboli”

30 luglio, Giornata mondiale contro la tratta di persone.
30 luglio, Giornata mondiale contro la tratta di persone.

ROMA. – Intensificare gli sforzi per identificare le vittime della tratta e dello sfruttamento, il cui numero cresce in maniera preoccupante a causa della pandemia di Covid-19. E’ l’appello ai governi lanciato, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, da Caritas Internationalis e Coatnet, rete di 46 organizzazioni cristiane impegnate nella lotta alla tratta di esseri umani.

“In questo momento di diffusione del Covid-19, denunciamo una realtà preoccupante per le persone vulnerabili che sono maggiormente a rischio di divenire vittime della tratta – afferma il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John -. Il fatto che la nostra attenzione sia oggi focalizzata sulla pandemia non deve impedirci di prenderci cura delle persone più vulnerabili alla tratta e allo sfruttamento”.

La Confederazione delle 162 Caritas nazionali e la rete anti-tratta cristiana sottolineano come il Covid-19 abbia focalizzato l’attenzione dei governi in ambito sanitario, impedendo che potesse essere prestata sufficiente attenzione ai danni collaterali della pandemia globale, specialmente sui migranti e lavoratori informali, ora più esposti alla tratta e allo sfruttamento.

Caritas Internationalis e Coatnet chiedono inoltre misure urgenti e mirate per sostenere quanti lavorano in settori informali, tra cui i collaboratori domestici e gli operai agricoli ed edili, tra i quali si trovano i lavoratori più vulnerabili, come ad esempio i migranti privi di documenti.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), oggi nel mondo vi sono più di 40 milioni di vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento. Una situazione già critica, che la crisi sanitaria ha aggravato, a causa della mancanza della massiccia perdita di lavoro derivante dalle misure governative per prevenire la diffusione del Covid-19.

La mancanza di libertà di movimento causata dal confinamento e dalle restrizioni di viaggio si è tradotta in una minore possibilità di fuggire e di trovare aiuto. Ciò è vero in particolare per le molte vittime a scopo di sfruttamento sessuale. I lavoratori domestici affrontano maggiori rischi economici, ma anche fisici e psicologici, poiché durante questa pandemia sono ancora più esclusi dalla società.

Gabriel Hatti, presidente dell’ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas, denuncia anche la difficile situazione vissuta in Libano e in altri Paesi del Medio Oriente da “molti filippini e altri lavoratori stranieri, che stanno lottando per tornare a casa dopo aver perso il lavoro a causa del Covid -19 e dell’attuale crisi economica. Ora sono in fila di fronte alle loro ambasciate, senza alcun supporto sociale o protezione psicologica e molti di loro sono perfino privi di un qualunque status legale”.

A motivo delle misure restrittive è inoltre più difficile per le associazioni e le autorità identificare le vittime di tratta e sfruttamento, molti dei quali sono bambini. “Durante la pandemia sono infatti aumentati i casi di violenza ai danni dei minori e il numero di bambini vittime dello sfruttamento online, al quale sono esposti soprattutto quando seguono lezioni a distanza con scarsa supervisione da parte dei genitori”, spiega Caritas Internationalis.

Durante il lockdown in India, ad esempio, sono stati segnalati alle autorità 92.000 casi di abusi su minori nell’arco di soli 11 giorni. Anche i bambini di famiglie economicamente disagiate potrebbero essere costretti a chiedere l’elemosina per le strade, essendo così esposti ad un alto rischio di sfruttamento.

“Le vittime della tratta di esseri umani necessitano un’attenzione immediata. Caritas Internationalis e Coatnet esortano i governi a fornire a queste persone accesso alla giustizia e ai servizi di base, in particolare centri di accoglienza e linee di supporto dedicate, e a mettere al tempo stesso in atto misure urgenti e mirate per sostenere i lavoratori nei settori informali – , aggiunge Aloysius John -. Chiediamo inoltre alle istituzioni e alle organizzazioni della società civile di proteggere i bambini dagli abusi e dallo sfruttamento, che avviene anche attraverso Internet e i nuovi media”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)