Effetto Covid sui saldi, atteso oltre il 40% in meno di spesa

Vetrine di negozi con indicazioni sui saldi.
Vetrine di negozi con indicazioni sui saldi.

ROMA. – Sulla ‘voglia’ di saldi estivi degli italiani, con l’effetto Covid, pesano in modo particolare lo smart working che con gli uffici in parte deserti svuota anche il centro delle città, dove mancano soprattutto i turisti. Ma incidono negativamente anche la cassa integrazione che pesa sui redditi delle famiglia ed i timori per la crisi economica innescata che spingono a risparmiare piuttosto che a spendere.

Così, secondo le stime dell’ufficio studi di Confcommercio, “quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà oltre il 40% in meno ovvero in media 135 euro, meno di 60 euro pro capite, per un valore complessivo intorno ai 2,1 miliardi di euro”. Mentre Confedilizia sottolinea ‘l’emergenza negozi: “I dati di Confcommercio sui saldi – spiega l’associazione – confermano la crisi in atto nei negozi in generale, oltre che nella ristorazione e nel turismo”.

Così Confedilizia commenta: “Due misure possono aiutare a salvare le attività e l’occupazione: il potenziamento del credito di imposta per gli affitti e la cedolare secca”. Si tratta, a suo avviso di una vera e propria “emergenza”.

A partire con i saldi, ricorda Confcommercio, “le primissime Regioni sono state Sicilia e Calabria, seguite qualche giorno fa dalla Campania e, con un cambio di data in corsa, anticipano il via tre altre regioni, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte. Il resto d’Italia tiene duro e attende il 1 agosto. Sono i saldi ‘impazziti’ al tempo del Covid”.

La scelte delle date non piace infatti ai commercianti: “È un peccato che la Conferenza delle Regioni, invece di confermare la data unica al primo agosto, abbia lasciato alle Regioni la libertà di scegliere se anticipare di una settimana o meno, creando di fatto inopportune concorrenze tra territori limitrofi”, commenta il presidente della Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi.

“I saldi, seppur imbrigliati dalle restrizioni economiche e dalle mascherine – mette in evidenza -, rappresentano sempre un rito collettivo che, anche in tempi di Covid-19, risponde alle attese dei consumatori se non altro per trovare il piacere dell’affare e della soddisfazione di un desideri o o per semplice gratificazione dopo un lungo periodo di rinunce”.

“I consumi post lockdown non sono, al momento, ripartiti soprattutto nei centri delle grandi città che stanno vivendo un momento estremamente complicato”, avverte Confcommercio: “Per far ripartire il settore – conclude Borghi – dobbiamo trovare sinergie e collaborazioni anche per permettere ai nostri centri di rivivere e dare maggior fiducia ai nostri connazionali verso l’acquisto nei negozi di prossimità.

I saldi di fine stagione potrebbero così rappresentare una risposta, con un momentaneo picco euforico dei consumi, alle pesanti perdite registrate da oltre il 60% delle imprese dalla riapertura del 18 maggio”, quella che ha consentito anche ai negozi di ripartire.

Ma i primi dati, da una delle grandi città coinvolte, Napoli, nei primi giorni non sono stati incoraggianti. Negozi vuoti nelle strade in avvio di saldi, una situazione che i commercianti definiscono “nera”, nonostante l’anticipo. Secondo i commercianti partenopei i saldi sarebbero dovuti partire ugualmente il primo sabato di luglio, come ogni anno, nella speranza di rimpinguare le casse rimaste chiuse per mesi.

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