Conte “accerchiato” sui fondi. Strappo M5S e Pd sul Mes

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in aula della Camera,
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

ROMA. – Nel giorno in cui Giuseppe Conte si chiude a Palazzo Chigi per lavorare sul Recovery Plan emerge “ufficiale” l’accerchiamento al premier per la gestione delle risorse europee. Il pressing dei partiti, dal Pd a FI, cresce di ora in ora e sembra convergere sulla necessità di istituire una Commissione bicamerale per il Recovery Fund.

L’ipotesi vede anche il presidente della Camera Roberto Fico concorde ma, forse, con una sfumatura diversa. Se per Fico la commissione deve avere un ruolo di indirizzo il sospetto, soprattutto nel M5S, è che nella strategia del Pd l’organismo sia un modo non solo per aumentare l’influenza su Conte ma anche per accrescere il pressing sul Mes.

Sul fondo, tra l’altro, la spaccatura che potrebbe registrarsi in Parlamento vede una plastica anticipazione a Strasburgo, in occasione del voto su un emendamento sull’uso del fondo Mes: il M5S vota “no”, assieme a Lega e Fdi. Pd, Iv e FI votano favorevole.

In queste ore, in realtà, Conte si sta muovendo su un doppio binario. Quello del Recovery Plan, che sarà presentato solo dopo la pausa estiva. E quello del decreto agosto che prevede uno scostamento di 25 miliardi, sul quale il 29 luglio Camera e Senato si esprimeranno.

Proprio a Palazzo Madama, la maggioranza assoluta necessaria per il sì al nuovo extra-deficit è tutt’altro che scontata. Nei corridoi parlamentari, in realtà, non tira aria di ribaltone ma i numeri sono stretti. Pd, M5S, Leu e Iv necessitano dell’aiuto di una parte dei componenti del Misto e dei senatori a vita. E non è detto che basti.

Per questo, “silenziosamente”, il governo cerca il placet anche di FI, l’opposizione “dialogante” più volte citata da Conte. Ma gli azzurri, per ora, alzano la posta. “Il nostro soccorso non è scontato, servono garanzie su come e dove verrà speso l’ulteriore debito”, sottolinea la capogruppo a Palazzo Madama Anna Maria Bernini.

Ancor più lontano il sì di Lega e Fdi. “O proposte nero su bianco o non voteremo lo scostamento”, avverte la leader di Fdi Giorgia Meloni. “Lo voteremo solo se saranno accolte le nostre proposte”, alza l’asticella Matteo Salvini.

Ma all’indomani del successo italiano a Bruxelles è un po’ tutto l’arco parlamentare a ribollire. La task force annunciata da Conte continua a non convincere gli alleati. Di fatto il tema non è stato ancora ufficialmente messo sul tavolo del governo mentre il gruppo Pd, oggi, passa all’attacco presentando una mozione in Senato per l’istituzione di una commissione Bicamerale sul Recovery, posizione sulla quale Dem, renziani e Fi sono pienamente allineati.

La proposta, nel M5S, viene accolta nel silenzio. “L’ipotesi è che del Recovery Plan se ne occupi la task force, con il coinvolgimento e il voto poi del Parlamento”, spiega una fonte di governo pentastellata Ma il pressing dei gruppi è destinato a crescere, con effetti ignoti sulla stabilità di governo. Ed è il Pd, in queste ore, a salire in cattedra. “I Dem ballano tra la voglia di elezioni e quella di un rimpasto, con il rebus dell’ingresso di Zingaretti nel governo”, osserva una fonte di primo piano del Movimento.

Movimento che, con il passare delle ore, sembra compattarsi sulla trincea anti-Mes. Eppure, oggi è il ministro della Sanità Roberto Speranza a portare a galla l’opportunità del sì al fondo. “Per la sanità sono necessari almeno 20 miliardi. Va bene anche il Mes o qualunque altro strumento, l’importante è avere risorse”, spiega il capo delegazione Leu.

A rispondergli, seppur indirettamente, è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco. “Abbiamo risorse già stanziate sulla Sanità, e abbiamo necessità di spenderle. Un ulteriore indebitamento è superfluo”, sottolinea svelando la prudenza di Palazzo Chigi sull’attivazione del fondo.

Ma sul Mes, ormai, sembra che Conte sia chiamato a decidere prima della pausa estiva, per evitare quella spaccatura Pd-M5S che oggi già l’Europarlamento ha registrato. E di Mes, probabilmente, il M5S ne parlerà a Milano nel weekend targato Villaggio Rousseau. Ma sull’iniziativa, tra i parlamentari, è già la polemica. In queste ore ad accendere gli animi è il sondaggio lanciato da Rousseau agli iscritti sulla selezione della classe dirigente futuro. Un sondaggio che ha fatto andare su tutte le furie i gruppi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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