Analisi: Recovery Fund, l’Europa fa un passo verso il futuro

Il Presidente Conte durante le fasi negoziali della terza giornata del Consiglio europeo straordinario.
Recovery Fund: Il Presidente Conte durante le fasi negoziali della terza giornata del Consiglio europeo straordinario. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Con qualche gomitata, qualche colpo basso e attraverso estenuanti negoziati nelle lunghe notti di Bruxelles, l’Europa riesce comunque a percorrere una nuova curva della sua storia e a fare, miracolosamente, un passo decisivo verso il futuro.

L’intesa raggiunta all’alba dal vertice europeo ha un valore strategico e politico con pochi precedenti e riporta l’Unione europea direttamente ai fasti del summit di Maastricht, quando a guidare l’Europa erano personaggi del calibro di Delors, Kohl e Mitterrand.

Con un colpo di reni spettacolare, guidato con maestria tattica da Angela Merkel, l’Europa decide alla fine di condividere i propri destini, perché questo, sostanzialmente, vuol dire emettere debito comune sul mercato garantito direttamente dal bilancio europeo.

La consapevolezza di questo passaggio rivoluzionario prende il sopravvento oggi sull’amarezza per lo spettacolo che per quattro giorni hanno dato alcuni leader europei, per la mancanza di solidarietà mostrata dai ‘frugali’ di fronte a una crisi sanitaria che ha colpito al cuore l’Europa con morti e disperazione e una crisi economica senza precedenti.

Gli egoismi nazionali hanno avuto la meglio per molti tratti di questo vertice europeo, ma anche qui, in realtà c’è poco da scandalizzarsi. Anche questo fa parte della storia europea. Basterebbe pensare al mercato della vacche andato in scena al vertice di Nizza (che, guarda caso, se la batte con quello di questi giorni per la palma del vertice più lungo) quando gli europei si scannarono sui meccanismi di voto in Consiglio e sul numero dei seggi nazionali in Parlamento.

Nel momento dell’orgoglio per un’Europa che trova la forza per andare avanti, bisogna però fare qualche considerazione. Un’analisi non può prescindere da una serie di elementi. Il primo riguarda il futuro della costruzione politica: le decisioni prese dall’Ue dovrebbero portare a una qualche forma di accelerazione verso questo obiettivo.

Ma, questo è il secondo punto, quella che dovrà percorrere questa strada sarà un’Europa diversa che ha subito una mutazione genetica diventando una geometria variabile in cui convivono l’asse franco tedesco, i Paesi Med, i ‘frugali’ e Visegrad.

Sono forze contrapposte che tirano in direzioni diverse e che potranno appesantire il nuovo percorso che l’Europa ha, faticosamente e implicitamente, disegnato con un occhio al bene comune e l’altro agli interessi nazionali. In questa fase, sta cambiando plasticamente il ruolo delle istituzioni.

La Commissione ha dato dimostrazione di forte vitalità nel rude rapporto con il Consiglio europeo, la più potente tra le istituzioni europee, e potrà avere un ruolo significativo nei prossimi anni. L’asse franco-tedesco continua a essere il motore dell’Europa. Macron non devia dai suoi percorsi europeisti, ma è la Merkel ad essere decisiva. E’ stata data per finita molte volte in questi anni, ma verrà ricordata come la cancelliera che ha portato l’Ue fuori dalle secche della crisi più profonda.

I ‘frugali’ si sono atteggiati ai difensori dell’austerity e del rigore, in maniera anacronistica e guardando soprattutto agli equilibri fragili delle proprie politiche interne, ma alla fine hanno dato il via libera quando i loro ‘rebates’, gli sconti sul bilancio di thatcheriana memoria, sono stati addirittura aumentati.

E l’Europa si costruirà proprio sul controverso rapporto tra interessi nazionali e visioni comuni, nella difesa dei principi, dei valori e degli ideali che sono alla base della sua nascita sulle macerie della Seconda guerra mondiale. E allora può dare un po’ di speranza il fatto che alla fine la condizione della difesa dello stato di diritto per aver gli aiuti Ue sia stata approvata per acclamazione.

È un segnale nuovo per questa Europa stanca che, alle fine, è riuscita a trovare le energie per rialzarsi e per guardare lontano, verso il futuro.

(di Stefano Polli/ANSA)

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