M5S al bivio alleanze Regionali, ipotesi voto Rousseau

Davide Casaleggio e Beppe Grillo (S), durante la presentazione del Piano nazionale Innovazione,
Davide Casaleggio e Beppe Grillo (S), durante la presentazione del Piano nazionale Innovazione, Roma, 17 dicembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Il voto su Rousseau per dirimere il bivio alleanze e per tentare di evitare la spaccatura del M5S sui territori. I vertici pentastellati vivono la settimana decisiva per sciogliere il nodo sul loro posizionamento alle Regionali. E’ un nodo dirimente sia (in alcune Regioni in particolare) per un’eventuale vittoria di un’alleanza che è anche quella di governo, sia per il futuro stesso del Movimento, in bilico tra “terza via” e dialogo con i dem.

Probabile che il dossier sia tra i temi sul tavolo del Villaggio Rousseau che Davide Casaleggio riporta in auge questo weekend. Ma, al momento, un’intesa tra M5S e Pd appare praticabile solo nelle Marche. In Puglia – l’ “Ohio” del voto di settembre – l’accordo sul nome di Michele Emiliano resta al limite dell’impossibile.

La miccia è stata accesa anche dalle perplessità che Luigi Di Maio, nei giorni scorsi ha avanzato su Ferruccio Sansa come candidato Pd-M5S in Liguria. Perplessità che avevano sfiorato anche Beppe Grillo, sebbene l’ex comico sia tra gli “sponsor” dell’alleanza. Ma se in Liguria l’intesa è ormai assodata, in Puglia, – dove forte, spiegano fonti pentastellate, è il pressing dei Dem – il nocciolo duro dei parlamentari tiene fermo il suo stop.

Da Giuseppe Brescia a Barbara Lezzi in tanti, con diverse sfumature, hanno già espresso la loro contrarietà a Emiliano, governatore che, sul territorio, il M5S combatte di fatto da 5 anni. Eppure, non tutti i giochi sono chiusi. La Puglia è Regione strategica, per il Pd, nella campagna di settembre. Ed è una Regione molto in bilico, anche perché, senza Iv e senza M5S, i Dem si trovano “da soli” ad affrontare Raffaele Fitto, già mister preferenze alle Europee.

Ma la Puglia è anche la Regione di Giuseppe Conte. Il premier, dopo aver “consigliato” un’alleanza anti-destre alle Regionali, ha smesso di parlare di Regionali. Ma è chiaro che, se Pd e M5S corressero separati, per il capo del governo sarebbe sbarrata ogni via di un endorsement elettorale.

Più percorribile l’intesa nelle Marche, dove una lista di ex M5S e Articolo 1 già appoggia il candidato Dem Maurizio Magialardi. Intesa che, come Casaleggio ha spiegato nella sua recente sortita a Roma, comunque passerebbe da Rousseau. Nelle restanti 3 Regioni – Veneto, Toscana e Campania – M5S e Pd correranno divisi salvo svolte dell’ultima ora.

Parallelamente al nodo Regionali, si fanno strada i malumori sulla riorganizzazione del Movimento. Malumori che “investono” anche gli attuali vertici e che hanno l’obiettivo si stoppare qualsiasi ulteriore slittamento a dopo l’autunno degli Stati Generali.

E poi c’è Di Maio. Il ministro degli Esteri si mantiene prudente ma in diversi, tra i parlamentari, hanno cominciato a cercarlo. E al Villaggio Rousseau, raccontano, farà un intervento “molto politico”.

Sull’altra sponda, la tensione tra Pd e Iv è oltre il livello di guardia. “In Liguria l’accordo con il M5S è una resa al populismo”, attacca Matteo Renzi ribadendo il suo “no” a Emiliano in Puglia. E la tensione cresce anche sulla legge elettorale. Domani in commissione alla Camera scadono gli emendamenti al testo base (con un impianto proporzionale), sul quale Iv, puntando ora al maggioritario, ha issato le barricate.

Un fattore regolamentare – la presenza di un membro in più rispetto a quanto spetterebbe al M5S in commissione – potrebbe rallentare ulteriormente i lavori. Ma il nodo resta politico. “Pd e M5S forzano la mano, non hanno voti al Senato e dividono la maggioranza”, attacca Maria Elena Boschi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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