Vaticano: stop tariffario messe. Laici possono celebrare funerali e nozze

Vaticano, i laici possono celebrare nozze e funerali.
Vaticano, i laici possono celebrare nozze e funerali.

CITTA DEL VATICANO. – Cambia il volto delle parrocchie: meno concentrate sul territorio e più missionarie. Meno modelli “aziendali” e più attente ai poveri. Ma soprattutto, considerata la carenza di sacerdoti, in futuro – anche se per ora si sottolinea “in via eccezionale” – si potranno vedere anche i laici, uomini e donne, sull’altare chiamati a celebrare alcuni sacramenti come il battesimo e le nozze. Potranno anche presiedere i funerali.

Via invece i tariffari per le Messe come ha più volte chiesto Papa Francesco.

Sono alcune delle indicazioni contenute nell’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il Clero. Tra le novità anche un richiamo ai parroci affinché coinvolgano nell’organizzazione delle attività anche i non battezzati.

Il Vaticano invece frena sulla possibilità che laici, singoli o in gruppi, diventino parroci in senso stretto. Il ruolo sarà sempre assegnato ad un sacerdote e, nel caso di impossibilità di averne uno a tempo pieno, a sovraintendere alla vita della parrocchia ci sarà comunque un presbitero a coordinare su delega del vescovo. Una indicazione che mette un’ipoteca su alcune esperienze in corso, soprattutto nel mondo germanico. Previsti poi i parroci anche a tempo determinato.

Il nodo delle ‘offerte’ è stato più volte sollevato: dalle messe in suffragio a quelle per i matrimoni, in alcune parrocchie vige una sorta di ‘tariffario’. Questo non sarà più possibile. La messa e i sacramenti non possono comportare “un prezzo da pagare”, “una tassa da esigere”, non si può “dare l’impressione che la celebrazione dei sacramenti, soprattutto la Santissima Eucaristia, e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari”, sottolinea il documento del Vaticano.

Il parroco comunque è tenuto “a formare i fedeli, affinché ogni membro della comunità si senta responsabilmente e direttamente coinvolto nel sovvenire ai bisogni della Chiesa”, aggiunge la Santa Sede sottolineando che questa “sensibilizzazione potrà procedere tanto più efficacemente quanto più i presbiteri da parte loro offriranno esempi ‘virtuosi’ nell’uso del denaro”.

Ma la novità più rilevante è quella dell’apertura ai laici alla celebrazione di alcuni sacramenti e dei funerali. Se si ribadisce che la eventuale scelta di non sacerdoti deve essere comunque dettata da ragioni “eccezionali”, per la prima volta si mette nero su bianco che “il vescovo, a suo prudente giudizio, potrà affidare ufficialmente alcuni incarichi ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sotto la guida e la responsabilità del parroco”.

Tra queste facoltà sono citate l’amministrazione del battesimo e la celebrazione del rito delle esequie. Potranno anche presiedere la Liturgia della Parola, là dove non si può celebrare la Messa per penuria di preti (“non potranno invece in alcun caso tenere l’omelia durante la celebrazione dell’Eucaristia”, si precisa).

Inoltre, “dove mancano sacerdoti e diaconi, il vescovo diocesano, previo il voto favorevole della Conferenza episcopale e ottenuta la licenza dalla Santa Sede, può delegare dei laici perché assistano ai matrimoni”.

Ci sono poi nell’ampio documento le norme che riguardano la soppressione e la fusione di parrocchie, nonché il funzionamento degli organismi interni come i Consigli pastorali o quelli per gli affari economici. Tutto per rispondere a quella ‘Chiesa in uscita’ cara a Papa Francesco e, anche dopo l’esperienza digitale legata al lockdown, non più comprimibile in una logica territoriale.

“Abbiamo avvertito la necessità – spiega mons. Andrea Ripa, sotto-segretario della Congregazione per il Clero – di elaborare uno strumento per sostenere e accompagnare i diversi progetti di riforma delle comunità parrocchiali e le ristrutturazioni diocesane, già in atto o in via di programmazione. Non si tratta di ‘ingabbiarli’ nella fredda schematicità di modelli precostituiti e identici per tutti, bensì di mantenerli all’interno dell’ampio alveo ecclesiale, per accompagnare un ‘andare insieme’, Pastori e Popolo di Dio”.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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