La Spal saluta la Serie A, dopo tre anni sogno finito

La delusione dei giocatori della Spal dopo l'ultima sconfitta contro il Brescia che decreta la retrocessione in serie B.
La delusione dei giocatori della Spal dopo l'ultima sconfitta contro il Brescia che decreta la retrocessione in serie B. ANSA/FILIPPO VENEZIA

BOLOGNA. – Dopo tre anni la Serie A saluta la Spal. La retrocessione matematica della squadra di Ferrara, arrivata con ben 4 turni di anticipo al termine di un torneo molto deludente, è il primo verdetto del campionato, arrivato nella sfida di bassa classifica che permette al Brescia di conservare qualche residua speranza.

Torna in cadetteria una squadra dal passato glorioso (fra gli anni ’50 e ’60 è stata una presenza fissa del massimo campionato) espressione di una piazza molto appassionata della propria squadra, ma che per mezzo secolo è rimasta a bocca asciutta del calcio che conta.

Fino a pochi anni fa la Spal (acronimo di Società polisportiva Ars et Labor, fondata nel 1907 da un prete salesiano) sembrava addirittura destinata a sparire dalla geografia del pallone, quando nel 2012 fallì, dopo anni di anonimi campionati in serie C.

Dopo la ripartenza dai dilettanti, arrivò però la famiglia Colombarini, solida realtà imprenditoriale del territorio, che trasferì alla Spal il titolo sportivo della Giacomense, squadra di paese portata in C. Cominciò così la scalata, che ha avuto un protagonista assoluto nell’allenatore Leonardo Semplici, autore di due promozioni e due salvezze in A.

Esonerato poco prima dello stop per il Covid, quando la situazione pareva già compromessa, al suo posto è arrivato l’ex tecnico dell’Under 21 Luigi Di Biagio che non è però riuscito a invertire la rotta e a evitare la retrocessione.

Dei tre anni in serie A rimangono però alcune pagine storiche per il calcio ferrarese: al Mazza sono cadute alcune grandi, come la Juventus, la Roma e la Lazio e sono stati consacrati alcuni calciatori come Lazzari, Mattiello e Meret.

Si riparte dalla serie B senza drammi, con un’ossatura di giocatori che può permettere di costruire una rosa all’altezza, con una società che non può permettersi sforzi faraoniche, ma che è in salute, e soprattutto con una piazza calorosa che dopo tre anni di serie A (e dopo un digiuno di 50 anni) ha voglia di ritornarci presto.