ROMA. – Per le mafie l’emergenza Covid è un’occasione di arricchimento ed espansione paragonabile “ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”. L’allarme lo lancia la Direzione investigativa antimafia nella sua relazione al Parlamento.
Mentre il ministero dell’Interno, che ha firmato oggi il decreto da 3,5 miliardi di euro destinati agli enti locali, anche in relazione al contenimento del virus, assicura la “massima attenzione” alle possibili infiltrazioni criminali nelle pubbliche amministrazioni locali.
E Coldiretti evidenzia i problemi della filiera agroalimentare e della ristorazione, che rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, con la malavita che è arrivata a controllare cinquemila locali.
Lo shock provocato dal virus, rileva la Dia, ha avuto un impatto diretto su un’economia già in difficoltà e ha ridotto ulteriormente la liquidità disponibile. Una situazione che potrebbe “finire per compromettere l’azione di contenimento sociale che lo Stato, attraverso i propri presidi di assistenza, prevenzione e repressione ha finora, anche se a fatica, garantito”, generando problemi di ordine pubblico.
In questo contesto si inseriscono le mafie, fornendo da un lato un “welfare alternativo” a quello dello Stato e dall’altro lavorando per “esacerbare gli animi” in quelle fasce di popolazione che cominciano “a percepire lo stato di povertà a cui stanno andando incontro”.
Gli scenari prospettati vedono le organizzazioni puntare in una prima fase “a consolidare il proprio consenso sociale attraverso forme di assistenzialismo, anche con l’elargizione di prestiti di denaro”, per poi “stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala globale”.
Con l’intera economia internazionale che avrà un disperato bisogno di liquidità, è il ragionamento, le cosche andranno a confrontarsi con i mercati bisognosi di iniezioni finanziarie: “non è improbabile – avverte la Dia – che aziende di medie e grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva su capitali mafiosi”.
E non è improbabile che “altre aziende in difficoltà ricorreranno ai finanziamenti delle cosche”, senza sottovalutare il fatto che la semplificazione delle procedure di appalto “potrebbe favorire l’infiltrazione delle mafie negli apparati amministrativi”.
Lo stato di ‘salute’ delle organizzazioni criminali emerge da un altro dato contenuto nella relazione: sono 51 gli enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose, mai così tanti dal 1991, anno di introduzione della normativa sullo scioglimento per mafia degli enti locali.
Tanti i settori a rischio: da quello sanitario, appetibile per le enormi risorse che saranno a disposizione, alle opere ed infrastrutture, anche digitali, fino ai giochi, settore che, dopo i traffici di droga, “assicura il più elevato ritorno dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio”.