Coronavirus: calano i tamponi, pronti i piani per la riorganizzazione della rete ospedaliera

Covid Hospital recentemente inaugurato a Pescara.
Covid Hospital recentemente inaugurato a Pescara. (ANSA)

ROMA. – Continua a scendere in Italia la frequenza dei test con tamponi e sempre più casi di Covid-19 sono individuati a partire dal sospetto clinico, mentre in 3 Regioni su 4 si sono adottati piani per la riorganizzazione della rete ospedaliera per fronteggiare eventuali nuove emergenze legate alla pandemia di Covid-19.

E’ quanto emerge dal report settimanale Altems dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma. Per quanto riguarda la ricerca del virus SarsCov2 attraverso i tamponi, si osserva che il trend nazionale “persiste in discesa dalle scorse settimane: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 5,19 a 4,99”.

Relativamente al tasso settimanale di nuovi tamponi, i valori più alti di tamponamento vengono registrati nelle regioni del nord (Trento, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia ed Bolzano). Il valore più basso viene registrato nella Regione Campania (1,69). Nella maggior parte delle Regioni solo una minoranza dei casi accertati di Covid-19 risulta diagnosticata a partire dai test di screening.

Tuttavia, anche se L’incidenza dei nuovi casi su base settimanale a livello nazionale vede, nella prima metà di luglio, “un dato stabilmente intorno a 2,3 nuovi casi per 100.000 abitanti tendenzialmente ancora in diminuzione – afferma Gianfranco Damiani della sezione di Igiene dell’Università Cattolica -. il recente emergere di nuovi focolai suggerisce la permanenza del rischio di diffusione dell’infezione e indica la necessità di continuare a rispettare le misure di contenimento e i protocolli di sicurezza e ad operare un’attenta sorveglianza epidemiologica.”

Al contempo, le Regioni si stanno attrezzando sul fronte ospedali. L’emergenza Covid-19 ha favorito, attraverso il decreto rilancio, sottolinea il Rapporto, la riorganizzazione della rete ospedaliera delle varie regioni: a poco meno di due mesi dall’approvazione del decreto del 19 maggio, il 76% delle Regioni ha deliberato specifici piani di riorganizzazione dell’attività ospedaliera per il potenziamento della rete e delle terapie intensive. Si va quindi “progressivamente completando il primo step della riorganizzazione dei servizi sanitari regionali”.

Al 15 luglio 2020 si registra l’approvazione dei piani di riorganizzazione in Puglia e Valle d’Aosta. La totalità delle regioni caratterizzate da una circolazione consistente del virus ha riorganizzato la rete ospedaliera mentre tra le regioni in cui il virus ha circolato con intensità media manca all’appello il Lazio. Infine, una buona parte di quelle regioni che hanno registrato un numero di casi limitati hanno approvato in Giunta Regionale piani di riorganizzazione ospedaliera.

Il modello organizzativo per la rete ospedaliera Covid-19 prevalente, spiega Americo Cicchetti, direttore di Altems, è quello Hub and Spoke, che prevede di concentrare i casi più complessi in strutture centrali – HUB – lasciando i casi meno gravi in ospedali periferici, spoke. Ben 10 regioni, precisa, hanno adottato il suddetto modello, anche se non mancano soluzioni organizzative diverse: è il caso della Toscana che ha previsto un modello a rete, strutturando una rete capillare di ospedali dotati di terapie intensive per fronteggiare un’eventuale recrudescenza della pandemia, o della regione Piemonte che prevede di dedicare ai pazienti affetti da coronavirus specifici ospedali, cosiddetti Covid Hospital.

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