Fernández Franco: “Sib, una mano amica”

“Mercatino Solidario 2019” – Olga Fernández Franco, presidente della Sib, accompagnata dall’allora Ambasciatore d’Italia a Madrid, Stefano Sannino

MADRID – La Sib, la Società Italiana di Beneficenza, fin dalla sua fondazione alla fine del secolo XIX, ha rappresentato la speranza. Lo è stata in passato. E, a maggior ragione, lo è oggi in epoca di pandemia, quando ci apprestiamo a sommergerci in una crisi economica senza precedenti. Offre un aiuto alle famiglie che sono sull’orlo del precipizio. Per molti rappresenta la possibilità di risalire lentamente la china, e lasciare alle spalle l’indigenza che umilia e mortifica la dignità umana. È la spinta che offre la forza di uscire dal labirinto della povertà assoluta nel quale ci si perde senza salvezza. Oggi, la Sib può significare la differenza tra un migliore tenore di vita, in cui tutti speriamo e l’abisso della disperazione nella quale nessuno vuole sprofondare. Ma qual è la missione reale della Sib, che ha accompagnato la nostra comunità in Spagna nei momenti più difficili?

– Il nostro ruolo è offrire un supporto economico alle famiglie italiane in difficoltà, indipendentemente dalle loro origini e dai luoghi di provenienza – poche parole. Olga Fernández Franco, presidente della Sib, non ha bisogno di dirne altre.

La Sib, in effetti, offre un aiuto economico alle frange più vulnerabili della Collettività: minorenni, donne, famiglie, carcerati e scarcerati. È un’associazione senza fini di lucro il cui unico obiettivo è, come spiega la sua presidente, “facilitare l’accesso ad un futuro degno e stabile agli italiani in difficoltà che vivono in Spagna”

– Quante sono le richieste di aiuto? In questo momento di pandemia e crisi economica sono cresciute? Come pensate gestire il dopo pandemia?

– Precisiamo subito che la Sib si autofinanzia – puntualizza Fernández Franco -. Non riceviamo aiuti da istituzioni italiane o spagnole. Le nostre risorse provengono da eventi che riusciamo a organizzare, come ad esempio il “Mercatino di Natale”. È questa la nostra maggior fonte di proventi. Siamo un’associazione piccola. Sì, piccola. Ma – aggiunge senza nascondere un pizzico di orgoglio – offriamo un grandissimo supporto ad Ambasciata e Consolato. Tante richieste ci arrivano proprio tramite loro.

Spiega che, “dall’inizio della pandemia, è stata data carta bianca all’assistente sociale, Anna Ruth Mesón”.

– Le ho detto – prosegue -: “Chiunque ha bisogno di noi, in questo momento, va aiutato”. Naturalmente dobbiamo effettuare un controllo esaustivo per analizzare le richieste di aiuto. Non abbiamo tante risorse da elargire. Quindi, dobbiamo essere prudenti. Bisogna sostenere chi si trova realmente in una situazione di estrema necessità. Durante la pandemia – ammette – c’è stato un incremento enorme di richieste. Oggi, dopo tre mesi, la cassa della Sib comincia ad essere in difficoltà. Tutti i nostri fondi sono destinati a soddisfare le richieste di aiuto.

Sib, autofinanziamento e difficoltà

Manifesta preoccupazione per il futuro prossimo. Molte risorse della Sib provengono dalla mensa e dalle attività extra-scolastiche che fornisce alla Scuola Italiana. E oggi, che viviamo l’emergenza creata dalla covid-19, la Scuola Italiana ha una sola grande preoccupazione: la didattica. Le attività extra-scolastiche, per il momento, non rappresentano una priorità. Così, alla Sib viene a mancare un importante supporto economico.

– Che tipo di attività extra-scolastiche offriva fino a ieri la SIB?

“Passione Italia 2019” – Olga Fernández assieme a Marco Pizzi, Giovanni Aricò, Luigia Costa, Valeria Marconi, Nicoletta Procoppio, Emanuela Spinetta e Nora Putin

– Noi forniamo la mensa, l’aiuto allo studio e, poi, attività sportive di diverso tipo. Alcune si svolgono in palestra; altre in aree esterne ma sempre con il sostegno di personale contrattato dalla SIB – commenta -. Durante la pandemia, a causa dell’interruzione di queste attività, abbiamo sollecitato l’Erte. La SIB ha coperto quella percentuale che, con l’Erte, restava fuori, permettendo ai nostri impiegati di continuare a ricevere il 100 per cento dello stipendio. Siamo coscienti che chi lavora con noi ha famiglia, ha necessità, ha affitti da pagare. Ci siamo assicurati che queste persone non si trovassero in difficoltà.

– Torniamo ai connazionali… per ricevere il vostro aiuto devono essere italiani di passaporto o vi ha accesso anche chi si è nazionalizzato e non ha riacquistato la cittadinanza italiana? Vi possono accedere gli italo-discendenti?

– Tutti coloro che hanno passaporto italiano, qualunque sia la loro origine, sono italiani a tutti gli effetti – afferma Fernández Franco.

– Chi ha perso la cittadinanza italiana o i nostri figli e nipoti nati all’estero, che per motivi burocratici non la possono reclamare nonostante lo “ius sanguinis” che vige in Italia – insistiamo -, possono ricevere un aiuto dalla Sib?

– Ci sono delle regole – è chiara e sincera -. Senza di queste sarebbe impossibile dare un aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno. Per cui un filtro è necessario. Comunque, la SIB è, e resta, un’associazione benefica. In alcuni casi, per persone di origine italiana che stanno attraversando grosse difficoltà e non sono in possesso della  cittadinanza, si possono fare delle eccezioni. I soldi sono quelli che sono. In questo momento, non ho la possibilità di averne altri. Dobbiamo agire con quello che abbiamo. Sono soprattutto quelli raccolti a novembre con il “mercatino”.

– Attualmente quanti italiani ricevono il vostro aiuto…

– La SIB, anche volendo – precisa -, non può dare un aiuto fisso. Non gestiamo quantità tali di denaro da potercelo permettere. Il nostro contributo ha lo scopo di aiutare a superare un momento di difficoltà. Questo è quanto possiamo fare. Questo mese non puoi pagare l’affitto perché non hai lavoro? Hai famiglia e corri il rischio di essere sfrattato? Noi ti aiutiamo. Ciò che si fa, nel 99% dei casi, è dare un aiuto per evitare che le famiglie sprofondino in una voragine dalla quale poi non riuscirebbero più ad uscire. Nella maggior parte dei casi, le persone riescono a trovare un lavoro, a superare il momento… Anna Ruth, la nostra assistente sociale, è attiva con le istituzioni spagnole. Aiuta chi ne ha bisogno a trovare anche altre istituzioni alle quali chiedere aiuto. Ci sono connazionali già di una certa età, italiani che sono qua da anni ma non hanno la documentazione spagnola. Li aiutiamo ad averla, a regolarizzare la loro posizione per poi chiedere un contributo alla “Seguridad” spagnola o comunque allo stato spagnolo.

– Seguite i casi che vi si presentano…?

In ufficio con le volontarie Sib
In ufficio con le volontarie Sib

– Certo – afferma immediatamente -. Anna, anche se le persone non si mettono più in contatto con noi, fa un giro di telefonate per capire un po’ come stanno. Chiedere aiuto non è facile. È umiliante. A volte sappiamo che è impossibile che siano riusciti ad uscire dalla loro situazione di precarietà. Quindi siamo noi a chiamare per sapere se hanno bisogno. Così evitiamo loro la vergogna di chiedere. In particolare, ci interessiamo delle famiglie con figli. Sono quelle più vulnerabili. 

“Single” e donne con bambini

Giovani o anziani? Famiglie o single? Donne o uomini? Insomma, qual è la fascia di età e quali le categorie che si recano alla Sib in cerca di un gesto di solidarietà? Lo chiediamo a Fernandéz Franco, che precisa senza indugi:

– Quasi sempre sono “single”. Lo scorso anno abbiamo aiutato tantissimi italo-venezuelani. All’inizio avevano qualche soldo e pensavano di potersi stabilire senza problemi. Poi la realtà si è rivelata diversa per quelli che non hanno trovato immediatamente lavoro e hanno esaurito i risparmi… Parlo di giovani dai 25 ai 35 anni. Vi sono poi le richieste di famiglie o di donne sole con bambini. Ce ne sono tante – afferma con amarezza -. È evidente che per cercare un lavoro devi potere affidare i bambini a qualcuno. Noi aiutiamo anche con contributi per la mensa della scuola, perché i bambini abbiamo un luogo decente in cui restare. E così la madre e il padre possano andare a lavorare. È l’unico modo per uscire da situazioni di grave difficoltà.

Al momento della nostra conversazione, Fernández Franco non ha statistiche che permettano di quantificare il numero degli aiuti elargiti ai nostri connazionali meno fortunati. Ma, assicura, è una cifra in crescita. In quanto alle previsioni per i prossimi mesi, in cui la crisi economica dovrebbe acuirsi, sostiene:

– Fino a giugno abbiamo speso quasi il totale di quello che avevamo calcolato per il 2020. Spero a settembre di poter iniziare una campagna di raccolta fondi. Il tradizionale “Mercatino” quest’anno non si potrà fare. Era la nostra maggiore fonte di risorse. Lo scorso anno siamo riusciti a triplicare la quantità di denaro raccolta normalmente. È stato un “mercatino” meraviglioso. Ora sarà necessario coinvolgere le aziende italiane nel territorio e riuscire ad ottenere un loro solidario contributo. Spero di avere un supporto anche dall’Ambasciata.

Italo-Latinoamericani e italo-venezuelani

L’intervista, nonostante affronti un argomento impregnato di dolore, amarezze ed anche tanta rabbia e frustrazione, scorre senza impaccio. Merito della presidente della SIB, che affronta ogni tema con sincerità e spontaneità. Torniamo su un argomento che ci è particolarmente a cuore: gli italo-venezuelani, gli italo-latinoamericani. Quanto è cresciuta la loro presenza? Qual è stato il loro approccio con la SIB?

– L’ondata di arrivi di italo-venezuelani si è avuta a fine 2018 e durante tutto il 2019 – afferma -. Come hanno saputo di noi? Attraverso il passaparola. Molti si recavano in Ambasciata o Consolato in cerca di aiuto, per superare le difficoltà del momento. Ambasciata e Consolato consigliavano loro di rivolgersi a noi.

"Mercatino Solidario 2019 - L'allora Ambasciatore Stefano Sannino e suo marito Santiago Mondragón con la presidenta e volontarie della Sib
“Mercatino Solidario 2019 – L’allora Ambasciatore Stefano Sannino, e suo marito Santiago Mondragón, con la presidente e volontarie della SIB

La presidente della SIB sottolinea che gli italo-venezuelani, nella stragrande maggioranza, sono giovani preparati. Ragazzi con un’ottima educazione. Per loro, quindi, trovare un lavoro risulta abbastanza facile.

– Il nostro aiuto, nel loro caso – aggiunge -, è puntuale. In due o tre mesi, questi giovani riescono a trovare lavoro. Ad inserirsi nella società.

Fernández Franco commenta che tra chi si è trovato in difficoltà ci sono anche italiani, provenienti dall’Italia.

– È accaduto specialmente nel corso della crisi 2007- 2008 – precisa -. Tante famiglie che erano venute in Spagna perché gli piaceva il Paese o perché qualcuno aveva detto loro che era facile trovare lavoro, si sono trovate in difficoltà. Hanno sofferto le conseguenze della crisi così come tanti spagnoli. Non è l’origine delle persone ciò che aiuta a trovare o no lavoro e ad uscire prima da una situazione di difficoltà. Credo che sia soprattutto una questione di educazione.

– Livello d’istruzione…?

– Si – ci dice -. E non necessariamente deve essere un livello universitario. Si può essere in difficoltà per tante ragioni. La principale, perché non si ha la preparazione per certi tipi di lavoro. Da qui il precariato, il lavoro nero. C’è chi approfitta di coloro che si trovano nella necessità di dover accettare un lavoro a qualunque condizione. Alla fine, non escono mai da quella situazione. Devo dire che i venezuelani che sono venuti a chiederci aiuto, erano persone preparate. Alcuni erano avvocati, altri dentisti. Insomma, professionisti. Le persone con quel profilo trovano rapidamente un lavoro e una soluzione decente per vivere.

– Come avete fatto ad assistere i connazionali durante la quarantena?

– Fin dal primo giorno, Anna, avendo anche dei bambini – spiega -, ha lavorato da casa. Devo dire che Anna gestisce con molta efficacia le richieste di aiuto. Ha una grande professionalità e un cuore sempre aperto. Sono io che freno. Le dico che per dare a più persone bisogna dare un po’ meno. Il denaro non è mai sufficiente. Anna parla al telefono con i connazionali in difficoltà per capire meglio la situazione. Spesso chi chiede aiuto non sa come muoversi all’interno della rete sociale spagnola. Proviamo a orientare, a consigliare. Offriamo alternative.

– Ci sono vasi comunicanti tra le associazioni italiane nel territorio?

Gruppo di lavoro della Sib per la festa di Carnevale
Gruppo di lavoro della Sib per la festa di Carnevale

– No, realmente non ci sono – ammette -. Ci conosciamo. Ma non abbiamo mai fatto gruppo. Ci manteniamo in contatto, ci invitiamo quando realizziamo manifestazioni. Al “mercatino” sono venuti alcuni di loro. Ma negli anni non è mai stato fatto un lavoro coordinato.

In ultimo non possiamo evitare di chiedere come si fa a convivere con il dolore. Come si fa a “staccare la spina”, una volta a casa. Come si fa a non pensare a quel padre disperato perché non trova lavoro o a non ricordare il volto della donna che sa che a sera non avrà nulla da dare a cena al figlio…

– Staccare la spina? Impossibile – afferma immediatamente scuotendo la testa-.  Non si può non pensare a chi non hai potuto aiutare. A volte ti chiedi se quella somma di denaro data al giovane che ha chiesto aiuto sarà sufficiente. Devo dire che tante volte i nostri volontari e volontarie, aiutano di tasca propria gli assistiti. Da quando è cominciata la pandemia, vado a letto con il pensiero fisso di come fare per aiutare di più. Dove trovare il denaro. Comunque, non mancano soddisfazioni. Ad esempio, quando vedi che le persone che hai aiutato sono riuscite a risalire la china. Abbiamo volontari che abbiamo aiutato in passato. C’è chi torna da noi per darci una mano.

Oggi la Sib ha bisogno della solidarietà di tutti. Ha bisogno dell’aiuto di ognuno di noi. Soprattutto, delle nostre aziende che operano in Spagna. La crisi economica morde. I prossimi mesi saranno assai difficili. La disoccupazione crescerà e, con essa, aumenterà il numero di connazionali in povertà. Essere a fianco della Sib, oggi, vuol dire far sentire ai connazionali in difficoltà che non sono soli. È stendere loro una mano amica per aiutarli a guardare il futuro con ottimismo.

Mauro Bafile

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