Gran Bretagna accusa la Russia: “Vuole rubarci i segreti sul vaccino”

Il premier britannico Boris Johnson durante un intervento alla Camera dei Comuni, Londra
Il premier britannico Boris Johnson durante un intervento alla Camera dei Comuni, Londra. EPA/JESSICA TAYLOR / UK PARLIAMENT / HANDOUT MANDATORY CREDIT: JESSICA TAYLOR/UK PARLIAMENT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

LONDRA. – A ognuno le sue interferenze russe, o presunte tali. Da una sponda dell’oceano all’altra, stavolta ad alzare la voce contro Mosca sono gli 007 e il governo di Sua Maestà: con la doppia accusa di aver cercato d’intromettersi nella campagna elettorale britannica di fine 2019; e soprattutto d’essere dietro lo spionaggio attribuito a un gruppo di hacker all’interno delle piattaforme in cui i ricercatori occidentali – dal Regno Unito, agli Usa, al Canada – si scambiano informazioni sui tentativi di sviluppare un vaccino contro il coronavirus.

La requisitoria del governo Tory di Boris Johnson è stata affidata al ministro degli Esteri, Dominic Raab, che per la prima volta ha messo la firma dell’esecutivo dietro il sospetto di un coinvolgimento russo nella diffusione di un rapporto (autentico, ma “illecitamente acquisito” nelle parole di Raab) sull’andamento dei negoziati per un accordo di libero scambio post Brexit con Washington anche sul fronte della sanità: rapporto finito a dicembre nella mani dell’allora leader laburista Jeremy Corbyn – poi comunque schiantato alle urne – e da questi usato per rinfacciare a Johnson di voler “svendere il servizio sanitario pubblico” dell’isola (Nhs) a Donald Trump, alla mercé d’interessi privati americani.

La vera bomba è però deflagrata più tardi, in un dichiarazione congiunta diffusa dal National Cyber Security Centre di Londra (Ncsc) e condivisa con le agenzie d’intelligence alleate statunitense (Nsa) e canadese: un grido d’allarme sull’asserito tentativo di carpire segreti sui prototipi di vaccino anti-Covid da parte d’un gruppo di hacker ribattezzati APT29 e noti fin dal 2014 ai servizi occidentali anche con i nomi di ‘Dukes’ o ‘Cozy Bears’ (nemmeno a volersi firmare come russi) alla stregua di una probabile emanazione del Gru, l’intelligence militare moscovita.

Entrambe le intromissioni sono state imputate ad “attori russi” legati “quasi certamente” ai servizi segreti del Cremlino. Una formula dubitativa ricorrente – anche in episodi più gravi dello scontro da rinnovata guerra fredda di questi ultimi anni fra Londra e Mosca, dall’avvelenamento fatale al polonio nella capitale britannica dell’ex spia dissidente Aleksandr Litvinenko a quello fallito avvenuto a Salisbury tre anni fa ai danni del suo collega doppiogiochista Serghei Skripal – sottolineata con sarcasmo in riva alla Moscova.

Da dove immediata è partita la non inattesa doppia smentita su tutta la linea (accuse “infondate”, lo Stato russo “non c’entra”) di Dmitri Peskov, glaciale portavoce di Vladimir Putin. Smentita che a Londra lascia il tempo che trova, visti i toni usati sia da Raab, sia dal direttore operativo dell’Ncsc, Paul Chichester.

Il ministro, parlando a Westminster, ha accusato gli “attori russi” in questione di aver “disseminato online attraverso la piattaforma social Reddit” pezzi della documentazione sui negoziati commerciali con gli Usa. E poi, dato lo scarso effetto ottenuto, di averne “amplificato la diffusione” ulteriormente in vista delle elezioni, fino a riuscire a farla finire nelle mani di Corbyn.

Sullo sfondo di sospetti avanzati già all’epoca, ma che l’esecutivo ritiene ora di poter suggellare come “un’interferenza inaccettabile nel processo democratico”, in attesa dei risultati di una parallela “indagine penale”, sebbene ammettendo di non avere “prove di una campagna russa su più vasta scala contro le elezioni politiche”.

Chichester, da parte sua, non è stato meno duro evocando la presunta guerra di spie persino sul fronte scientifico della pandemia: “Condanniamo questi attacchi spregevoli contro coloro che conducono un lavoro vitale per combattere il coronavirus” ha tuonato, mettendo in guardia con una serie di raccomandazioni i centri di ricerca e proclamando l’impegno a “operare con i nostri alleati per proteggere i nostri asset più importanti, settore sanitario incluso”.

Dall’opposizione laburista, la ministra degli Esteri ombra Lisa Nandy non ha mancato di allinearsi intanto alla denuncia della “gravità delle accuse” contro la Russia. Ma concentrando la sua attenzione, più che sulle elezioni del 2019, sull’atteso rapporto della commissione Intelligence della Camera dei Comuni in via di pubblicazione il 22 luglio: rapporto a lungo congelato dal governo Tory e che pare destinato a rovesciare questa volta sul Cremlino il sospetto non certo d’aver fornito munizioni (bagnate) al Labour; bensì d’essersi immischiato nel 2016 in quel referendum pro Brexit caro proprio a Johnson.

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