Missioni internazionali e Legge elettorale, la maggioranza senza pace

Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera
Risultati della votazione finale sul decreto Cura Italia in Aula della Camera, Roma, 24 aprile 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Ancora una volta maggioranza divisa in Parlamento. L’Aula della Camera vota il rifinanziamento delle missioni internazionali ma si spacca sulla proroga degli aiuti per la Guardia costiera Libica: 23 deputati di LeU, Pd e M5S votano contro mentre Italia Viva mette agli atti il proprio dissenso non partecipando. E così la risoluzione che sostiene le scelte del governo riesce a passare grazie ai voti del centrodestra.

Per evitare altre spaccature plastiche si decide invece di rinviare di nuovo sulla legge elettorale: la revisione in senso proporzionale infatti non convince LeU e Iv. Renzi parla con la sua e-news e sostiene di voler portare a livello nazionale il modello dei sindaci ma fa anche capire di non apprezzare “l’accelerazione” che stanno imprimendo al dossier Pd e 5S.

L’adozione del testo base, primo tassello per l’esame in commissione, slitta alla prossima settimana ed è difficile immaginare che il 27 luglio l’Assemblea di Montecitorio possa iniziare a discuterne. “Non ci sono i tempi – ha affermato Marco Di Maio di Iv – ma soprattutto è sbagliato: su questo testo sono contrarie tutte le opposizioni e due partiti della maggioranza”.

Sì, perché in questo caso i Dem e i pentastellati non possono contare sul centrodestra, dove anche Forza Italia si è spostata su posizioni maggioritarie (“Il ritorno al proporzionale non troverà mai la nostra convergenza”, assicura Gelmini). Il Germanicum, cioè il proporzionale proposto dalla maggioranza, “è una legge salva inciucio”, ribadisce il presidente di FdI Giorgia Meloni in una conferenza stampa convocata ad hoc. Nei fatti, non si esclude un rinvio a settembre.

Sulle missioni internazionali ormai invece la partita è chiusa, anche se i 23 ‘disobbedienti’ alla Camera, insieme a 9 senatori, chiedono un tavolo al governo per ridiscuterne. La viceministra agli Esteri, Marina Sereni, assicura di voler lavorare ad una “sostanziale modifica del memorandum of understanding, così come ci richiede anche la risoluzione parlamentare approvata”.

Parole che non bastano a far rientrare il dissenso. “Traffico di esseri umani, torture, stupri: finanziare la missione in Libia vuol dire finanziare loro. Lo dico al mio gruppo: è una scelta ipocrita”, interviene in Aula Matteo Orfini del Pd. In tutto i deputati Dem che hanno scelto di andare contro le indicazioni del governo sono stati otto, a cui si aggiungono sette di LeU, cinque del Misto, tre del M5S.

Numeri che non hanno messo a repentaglio l’ok alle missioni (i sì sono stati 401) ma che hanno reso la maggioranza non autosufficiente, bissando quanto accaduto al Senato: i sì del Pd e del M5s, sommati a quelli del Misto che normalmente votano la fiducia, si sono fermati a quota 206: sette voti sotto l’asticella necessaria per raggiungere la maggioranza necessaria a far passare il provvedimento.

Episodi che preoccupano, sostengono in molti, soprattutto in vista del voto in Senato – dove l’ultima fiducia sul dl Rilancio è passata con 159 sì – sul nuovo scostamento di bilancio che dovrebbe arrivare entro la fine del mese. E sul quale è richiesta la maggioranza assoluta.

(di Chiara Scalise/ANSA)