Addio Jack Charlton, fu tra gli eroi di Wembley ’66

Jack Charlton alza la Coppa del Mondiale Wembley '66.
Jack Charlton alza la Coppa del Mondiale Wembley '66.

ROMA. – Il calcio inglese, e anche quello d’Irlanda, sono in lutto. Lo zio Jack, anzi ‘Saint Jack’ come lo chiamavano a Dublino, se n’è andato ed è un altro campione del mondo del 1966 che dopo aver raggiunto in terra il Paradiso calcistico va verso quello del cielo.

Ora Jack Charlton farà ridere anche lassù, con qualcuna delle sue battute fulminanti che lo resero, specie all’epoca in cui era ct dell’Irlanda, un campione anche di simpatia. Ma il maggiore dei fratelli Charlton, all’anagrafe John ma per tutti Jack, è stato da prima pagina anche come calciatore.

Con tre zii giocatori del Leeds, Jack, Jim e George Milburn, non poteva che scegliere anche lui quel club fino a diventarne simbolo eterno dopo 21 anni di carriera con la maglia bianca della squadra che gioca ad Elland Road. Ma all’inizio non fu amore, perché a 15 anni rifiutò l’offerta di entrare nelle giovanili, preferendo il lavoro in miniera. Scoperto ben presto quanto fosse duro, tornò al football e fece carriera.

Con il Leeds Jack Charlton salì alla seconda alla massima serie e poi visse l’epoca migliore, vincendo il campionato nel 1969 e la FA Cup nel 1972, e prendendosi qualche soddisfazione anche in Europa, ai tempi del superteam allenato da Don Revie, uno che non lo fece andare al Liverpool e poi lo ispirò nella carriera in panchina.

In nazionale non arrivò presto, ma alla soglia dei 30 anni, e infatti ne aveva 31 quando divenne campione del mondo a Wembley, battendo la Germania Ovest e marcando Uwe Seeler, quello che secondo i tifosi, era “più pelato” dell’altro Charlton, ovvero Sir Bobby.

Subito dopo il ritiro dal calcio giocato divenne allenatore, guidando il Middlesbrough al titolo della ‘Second Division’, e quindi alla promozione, nel 1973-74, vincendo il premio di ‘manager dell’anno’, alla sua prima stagione. Quello di ‘calciatore dell’anno’, lo aveva invece ottenuto nel 1967.

Per ricordare cosa fece da tecnico basta poi leggere il tweet della federazione irlandese che saluta “l’uomo che ha cambiato per sempre il nostro calcio”.

Con lui ct l’Irlanda si qualificò per la prima volta a una grande manifestazione, gli Europei del 1988 (indimenticabile la vittoria sull’Inghilterra, 1-0 con rete di Houghton), e poi raggiunse lo storico traguardo dei quarti di finale ai Mondiali d’Italia 1990, quando un gol di Totò Schillaci, rapido a ribattere in rete una smanacciata di Pat Bonner su tiro di Donadoni, fece sfumare il sogno dei ragazzi venuti dall’isola verde.

Quelli che adesso piangono, tutti, il loro ex tecnico, lo stesso assieme al quale salutarono quel Mondiale facendo bisboccia alcolica fino al mattino.

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