La Consulta boccia il Decreto Salvini, sì ad anagrafe per migranti

La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese al meeting dei ministri europei sul tema migranti
La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese al meeting dei ministri europei sul tema migranti. EPA/DOMENIC AQUILINA

ROMA. – E’ “irragionevole” precludere al richiedente asilo la possibilità di iscriversi all’anagrafe comunale. Mentre la maggioranza tentenna sul superamento dei decreti sicurezza firmati da Matteo Salvini, dalla Corte Costituzionale arriva oggi un siluro al primo dei provvedimenti siglati dall’ex ministro dell’Interno.

L’attuale titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, lancia intanto l’allarme su un possibile autunno caldo, nel segno della rabbia e della tensione sociale: è un “rischio concreto”. La Consulta oggi ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da alcuni tribunali sulla disposizione che preclude l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo.

Questa è incostituzionale per “violazione dell’articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti”.

Pd, Leu e Italia Viva esultano e chiedono di accelerare sull’abolizione dei dl Salvini. La riunione che avrebbe dovuto svolgersi oggi al Viminale tra Lamorgese e gli esponenti della maggioranza per riscrivere proprio i provvedimenti dell’ex ministro dell’Interno è stata rimandata a martedì prossimo, a causa di lavori parlamentari.

Nella bozza messa a punto dalla ministra c’è anche il ripristino della possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale, insieme all’abolizione delle megamulte fino ad un milione di euro per le navi ong, con l’illecito che non sarà più amministrativo ma penale (sarà quindi il magistrato a decidere non il prefetto come avviene ora), l’ampliamento dei permessi speciali a chi rischia di subire “trattamenti inumani e degradanti” nel proprio Paese, il dimezzamento dei tempi di trattenimento nei Cpr (da 180 a 90 giorni), l’allargamento dell’accoglienza nel Siproimi.

Le modifiche, conferma Lamorgese, “arriveranno in tempi brevi e potrebbero anche andare oltre i rilievi del presidente Mattarella”. L’obiettivo è arrivare nella riunione di martedì all’intesa sul testo messo a punto dal ministro. Ma, per evitare il rischio che il decreto non venga poi convertito dal Parlamento, alle prese già con una serie di articolati e con la pausa estiva alle porte, la norma dovrebbe slittare a settembre.

Quanto all’autunno caldo, intelligence e forze di polizia guardano con preoccupazione ad una serie di scadenze – ammortizzatori, sussidi, contratti – che dopo l’estate potrebbero ulteriormente aggravare la situazione di famiglie ed imprese. Di qui l’allarme di Lamorgese.

“A settembre-ottobre – spiega – vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica. Vediamo negozi chiusi, cittadini che tante volte non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani. Il Governo ha posto in essere tutte le iniziative necessarie per andare incontro a queste esigenze, ma il rischio è concreto”.

La titolare del Viminale sottolinea poi un fenomeno che i vertici della sicurezza stanno seguendo con grande attenzione. “Vedo – rileva – un atteggiamento di violenza contro le forze di polizia assolutamente da condannare”.

Gli ultimi casi si sono registrati nell’ambito della protesta No Tav. Nella notte del 5 luglio chiodi a tre punte sono stati lasciati in una galleria sull’autostrada A32. A farne le spese una colonna di mezzi del Reparto Mobile della polizia diretta al cantiere della Tav di Chiomonte, in Valle di Susa.

Altro episodio che ha fatto salire la preoccupazione è quello dei disordini di Mondragone (Caserta). Ma possibili focolai di tensione sono sparsi in tutto il Paese. E c’è chi ha interesse a strumentalizzare a fini eversivi la difficile situazione che vivono molti italiani, alimentando i sentimenti di insofferenza acuiti dalla crisi.

(di Massimo Nesticò/ANSA)