Mose: venerdì la Laguna di Venezia completamente chiusa

Le dighe mobili alla bocca di porto del Lido.
Venezia: Mose, le dighe mobili alla bocca di porto del Lido. (foto archivio) ANSA/ MEROLA

VENEZIA. – Per la prima volta nella storia, anche se solo per alcune ore, venerdì 10 luglio la Laguna di Venezia verrà chiusa completamente al mare, con l’effettuazione del primo test completo delle 78 dighe mobili del sistema Mose. Un appuntamento che per i tecnici del Consorzio Venezia Nuova rappresenta uno ‘step’ verso la conclusione della maxi-opera idraulica, la cui data definitiva è il 31 dicembre 2021, ma che è stato auspicato e ‘accelerato’ dopo la grande paura del 12 novembre scorso, quando l’acqua alta raggiunse i 183 centimetri.

Alla prova di dopodomani sono attesi il premier Giuseppe Conte, la ministra alle Infrastrutture Paola De Micheli e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Federico D’Incà, assieme alle autorità locali, dal presidente del Veneto Luca Zaia al sindaco Luigi Brugnaro.

Sull’isola artificiale che divide la Bocca di Porto del Lido è stata approntata una ‘control room’ da cui si potranno seguire le operazioni di sollevamento e discesa delle paratoie nelle quattro ‘bocche’, da nord a sud: Lido-Treporti, Lido-San Nicolò, Malamocco e Chioggia. L’intera procedura è prevista dalle ore 8.00 alle ore 17.30, con l’interdizione completa del traffico marittimo ordinata dalle due Capitanerie di Porto di Venezia e Chioggia. Le previsioni meteo-marine sono di bel tempo, assenza di vento e marea normale. Un test probante, il primo “totale” per il sistema Mose, ma non definitivo, in quanto l’opera non è completata.

Il piano “Italia veloce” presentato dal Governo lo ha inserito tra le 36 opere idrauliche di cui velocizzare la realizzazione, e fin dal 2014, cioè dall’epoca immediatamente successiva agli arresti per tangenti, il Consorzio Venezia Nuova è retto da amministratori straordinari nominati dal Prefetto di Roma; risale poi al 14 novembre 2019 l’indicazione di Elisabetta Spitz come “supercommissario” alla conclusione del Mose da parte del ministro De Micheli.

A poco meno di 54 anni dall'”Aqua granda” del 4 novembre 1966, giunge così a una prima verifica probante la controversa super-opera idraulica, pensata per salvare Venezia, il cui costo finale sfiora i cinque miliardi e mezzo di euro e i cui lavori patiscono la difficoltà di reperimento di finanziamenti.

Tra i sistemi che ancora sono da completare figura un collegamento in fibra tra i quattro varchi, per ora sostituito da un ponte radio dell’Esercito. Mancano poi gli impianti elettrogeni definitivi, le opere di compensazione ambientale (il cosiddetto ‘Piano Europa’) alle bocche.

Ultima, ma non ultima, la questione del costoso e complesso smaltimento in discariche della sabbia che si accumula negli alloggiamenti delle singole dighe, e che attualmente viene classifica come “rifiuto”. Come per altre opere della Laguna – ad esempio lo scavo dei canali interni – si attende dal Ministero dell’Ambiente un nuovo protocollo fanghi che ne autorizzi il semplice prelievo e rigetto in mare.

(di Andrea Buoso/ANSA)

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