Uif, criminalità sfrutta crisi Covid, allarme usura

Facciata della Banca d'Italia.
Facciata della Banca d'Italia. (ANSA)

ROMA. – Il primo campanello d’allarme la Uif l’aveva già suonato pubblicamente ad aprile ma ora, nella relazione annuale svolta in maniera virtuale, il direttore Claudio Clemente lo fa risuonare chiaro.

La recessione causata dal Covid e il blocco delle attività viene sfruttato dalla criminalità in molti modi, per infiltrarsi e prendere il controllo di aziende in difficoltà, per riciclare il denaro anche contante, frutto di attività illecite per ricevere i fondi varati dal governo o vendere materiale sanitario non a norma, corrompendo funzionari e politici.

D’altronde le imprese hanno subito prima il blocco e ora la recessione con forti incertezze per i prossimi mesi. Secondo un’indagine della Banca d’Italia il fatturato scenderà del 7% quest’anno ma per alcuni comparti, come la ristorazione il tessile o l’alberghiero la caduta sarà di un terzo.

Nel secondo trimestre, calcola l’ufficio studi di Confindustria,  la produzione è scivolata del 21,4%., segnando un forte calo anche a giugno. E con le persone a casa – segnala l’Uif – spesso davanti al pc o allo smartphone, anche la criminalità si è spostata online “con lo sfruttamento del dark web, dei social media e in generale di piattaforme online per trasferire fondi, vendere prodotti illegali o attuare truffe”

I timori, che erano stati fatti propri dal governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco come uno dei problemi da risolvere per garantire la ripresa (la Uif non dipende dall’istituto centrale ma fornisce personale, materiale ed expertise), sono dimostrati dai numeri della relazione: fra fine febbraio e metà giugno 2020 l’Unità ha ricevuto circa 350 segnalazioni di operazioni sospette direttamente collegate all’emergenza” Covid.

Sono stati inoltre rilevati, in circa 250 segnalazioni, anomali movimenti di contante. E qui Clemente rivela come alle verifiche, questi sono “spesso motivati da timori indotti dalle misure di contenimento e confinamento sociale, che possono però nascondere anche finalità illecite.  In alcuni casi il profilo soggettivo dei nominativi coinvolti e le modalità operative suggeriscono il possibile coinvolgimento della criminalità e forme di usura”.

Da settembre scorso la Uif può infatti controllare più nel dettaglio i movimenti di contante anche se spezzettati in piccole cifre per non dare nell’occhio ma che superano la soglia dei 10mila euro mensile. Una mole enorme di dati che le banche hanno avuto difficoltà a segnalare: 4,2 milioni di operazioni, 22,5 miliardi di euro complessivi di versamenti e prelevamenti e oltre un milione di soggetti coinvolti.

E però la misura è stata preziosa, rileva Clemente, per individuare l’utilizzo da parte della criminalità “come confermano anche le più recenti operazioni di polizia” e le verifiche vanno “potenziate”. Anche le analisi effettuate dagli investigatori sulle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) in relazione ai flussi finanziari confermano i dati della Uif.

Delle 116 Sos prese in esame e strettamente connesse al periodo dell’emergenza Covid – stando al secondo Report dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sui rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale durante l’emergenza coronavirus – ben 68 hanno riguardato proprio i prelievi di contante, un fenomeno “nuovo rispetto al passato.

C’è poi un problema: la riforma legislativa dell’antiriciclaggio del 2019 di fatto mette dei vincoli all’attività della Uif, accusa Clemente: ha ristretto la cerchia delle istituzioni tra le quali è ammesso lo scambio di informazioni in deroga al segreto d’ufficio” divergendo dalle raccomandazioni europee e ha di fatto precluso “un effettivo utilizzo” delle informazioni “nelle analisi dell’Unità e nello scambio con le controparti estere, con il rischio che il nostro Paese sia considerato, sotto questo profilo, inadempiente e di pregiudicare, a svantaggio anche delle indagini nazionali, i rapporti di collaborazione internazionale oggi particularmente intensi”.

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)

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