ROMA. – In un’intensa settimana diplomática sul dossier libico, che ha visto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in missione a Tripoli e subito dopo il premier Fayez al Sarraj dal premier Giuseppe Conte a Roma, il capo della Farnesina vola domani a Parigi per affrontare il tema con il collega Jean-Yves Le Drian, nel tentativo di sbloccare insieme alla Francia la produzione e l’export di petrolio dalla Libia bloccate a gennaio dal generale della Cirenaica Khalifa Haftar.
“É un nodo cruciale, perché così viene affamata la popolazione libica e non possiamo permetterlo”, ha detto di Maio in queste ore ai suoi, ritenendo la questione “prioritaria”.
Si tratta del secondo incontro con l’omologo francese in poche settimane: Le Drian è stato il primo ministro straniero a venire a Roma nel giorno della riapertura dei confini italiani. Con lui Di Maio condivide il pressing sulle parti libiche per un cessate il fuoco e per una soluzione politica al conflitto, tanto da pubblicare ormai regolarmente – anche con Berlino – comunicati congiunti sulla Libia.
Ma se l’Italia sembra stringersi sempre di più attorno al governo riconosciuto dall’Onu di Sarraj – che grazie al sostegno turco ha recentemente ripreso il controllo dell’ovest del Paese dopo oltre un anno di assedio alla capitale da parte di Haftar -, la Francia, che Di Maio ritiene “un tassello fondamentale”, continua ad essere più vicina al generale, tanto da accrescere di giorno in giorno le tensioni con la Turchia, a colpi di scambi di accuse verbali ma anche di un incidente navale tra le due Marine davanti alle coste libiche.
Di Maio intende dunque far leva su questa “vicinanza” per chiedere a Le Drian di rafforzare i toni per convincere Haftar a lasciare il controllo dei pozzi petroliferi del sud e dei terminal dell’est, e di lavorare a soluzioni condivise per la loro riapertura.
Allo stesso tempo, il ministro italiano comprende le preoccupazioni francesi su Ankara: “Capisco le loro preoccupazioni, c’è anche la questione del Mediterraneo orientale che preoccupa pure noi e non sono dossier da sottovalutare, anzi. Ma ho sempre pensato che solo dialogando si possano sciogliere i nodi più difficili”, va ripetendo da giorni ai suoi principali interlocutori, offrendo una mediazione sul ruolo turco.
“Quando dico che bisogna interrompere il flusso di armi mi rivolgo a tutti, nessuno escluso”, ha ripetuto in queste ore, pur consapevole del fatto che “la Turchia è un alleato Nato e non possiamo non considerarlo”. E anche in questo senso Di Maio mirerebbe a “un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti”.
Alla Farnesina si sottolinea dunque “la diplomazia del doppio binario”, con l’Italia che guida l’azione europea in Libia, tramite la missione Irini, senza però rinunciare alla sponda Usa e al coinvolgimento di Paesi “difficili” come la Russia.
Intanto nei giorni scorsi, la National Oil Corporation libica ha confermato che “nelle ultime settimane” ci sono stati negoziati fra il governo di Tripoli, la stessa Noc e imprecisati “Paesi della regione, sotto la supervisione delle Nazioni Unite e degli Usa”, per porre fine al blocco del petrolio.
(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA)