Sangue a Glasgow, attacco nell’hotel dei profughi

Un agente della polizia sorveglia dietro al cordino di sicurezza la scena dell'attentato dvanti al Park Inn Hotel di Glasgow.
Un agente della polizia sorveglia dietro al cordino di sicurezza la scena dell'attentato dvanti al Park Inn Hotel di Glasgow. ANSA/AFP/ Robert Perry.

LONDRA.  – La lama del coltello di un aggressore isolato torna a far saettare l’odio e a insanguinare la Gran Bretagna. Dopo l’attacco di sabato scorso a Reading, in Inghilterra, è la volta di Glasgow, in Scozia, teatro di un raid ugualmente violento scatenatosi in un albergo usato in questi mesi di pandemia per dare alloggio sicuro a richiedenti asilo, con un bilancio di oltre una mezza dozzina di persone colpite e il sospetto killer abbattuto alla fine dal fuoco di un agente.

Tutto si è consumato in pochi minuti, poco prima delle 15 locali, nel cuore della città. La furia omicida è esplosa all’improvviso lungo una scalinata del Park Inn Radisson hotel, lungo la centralissima West George Street, a colpi di fendenti di cui ha fatto le spese pure uno dei primi poliziotti intervenuti: fino all’arrivo – rapidissimo nel racconto dei testimoni – dei reparti armati.  E ai due proiettili che hanno freddato l’ossesso.

La Greater Glasgow Police, in un comunicato diffuso via Twitter dal vicecomandante Steve Johnson, ha riferito di un morto (il solo aggressore) e 6 persone ricoverate in ospedale: incluso l’agente accoltellato, “in condizioni critiche, ma stabili”.

Mentre non trova ancora conferma lo scenario indicato da fonti d’intelligence britanniche alla Bbc di 3 persone uccise, accoltellatore compreso, oltre ai 6 feriti di sesso maschile fra i 17 e i 53 anni d’età evocati dalla polizia locale.

A differenza di quanto accaduto a Reading, dove una settimana fa il rifugiato libico Khairi Saadallah aveva sgozzato tre uomini gay in un parco, ferendo poi gravemente altre 3 persone a caso, stavolta tuttavia gli investigatori non credono a una matrice terrorista.

Seppure fai-da-te e condita da squilibrio mentale. Almeno secondo le prime valutazioni d’indagine confermate in tv dalla first minister del governo locale scozzese in persona, la coriacea leader independentista Nicola Sturgeon.

Il movente resta d’altronde nebuloso, con “le indagini che proseguono a vasto raggio” nelle parole dei detective, senza escludere al momento né la pista di un scontro fra profughi residenti nell’albergo fin dall’inizio della pandemia di Covid-19 (tra cui un contingente d’afgani, fa sapere un’ong), né quella di eventuali motivi privati o d’un raptus.

“É stato un pomeriggio spaventoso per la città di Glasgow”, si è limitata a dire Sturgeon, ringraziando la polizia e i soccorsi per la tempestività e sottolineando di voler lasciare agli inquirenti il tempo per indagare, senza speculare sulla potenziale matrice dell’episodio.

Episodio condannato con forza anche dal governo nazionale di Londra per bocca del premier conservatore, Boris Johnson, come della ministra dell’Interno, Priti Patel, nonché dal capo dell’opposizione laburista, Keir Starmer: tutti “vicini” alle vittime, ai loro familiari e ai servizi di emergenza, ma anche “profondamente allarmati” per questo ennesimo fatto di sangue classificato dalle forze dell’ordine in ogni modo come “un incidente grave”.

Di positivo c’è che non vi sono complici ricercati e che il caso viene ritenuto circoscritto e ormai chiuso. Mancano peraltro dettagli sull’identità e l’origine dell’aggressore e la certezza che – al contrario di Saadallah o d’altri lupi solitari entrati in azione a ripetizione negli ultimi mesi – non si tratti ancora di un pregiudicato segnalato e poi sfuggito ai radar dei servizi segreti interni di Sua Maestà (MI5), della polizia, delle autorità penitenziarie o di quelle sanitarie e psichiatriche.

Come che sia, i testimoni non si libereranno fácilmente dell’angoscia e del terrore di queste ore. “Ho visto un addetto alla reception dell’albergo riverso sul banco”, ha raccontato con gli occhi sbarrati ai media uno di loro, John. Mentre un altro, Craig Millroy, ha ricostruito la scena come in un incubo: dall’immagine di “un uomo di colore sanguinante” bocconi sull’asfalto, forse l’assalitore, al momento in cui polizia e ambulanze sono piombate in forze.

Mentre l’hotel veniva isolato e l’intera zona transennata, fino al calare della notte bianca d’una calda giornata di giugno che nemmeno la città più dura di Scozia dimenticherà facilmente.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)