Congresso vota Washington Dc 51mo stato, Trump contro

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump (S) durante il discorso al Congresso a Febbraio 2017. EPA/SHAWN THE
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump (S) durante il discorso al Congresso a Febbraio 2017. EPA/SHAWN THEW

WASHINGTON.  – La 51ma stella sulla bandiera degli Stati Uniti potrebbe essere quella del District of Columbia, dove si trova la capitale federale Washington.

Per la prima volta dopo 27 anni, infatti, al Congresso si torna a votare perché Dc diventi a tutti gli effetti uno stato Usa, col diritto di eleggere i suoi rappresentanti alla Camera e al Senato.

Un diritto finora negato e avversato dai repubblicani, nonché fortemente osteggiato da Donald Trump.

“Dc non sará mai uno stato”, ha liquidato tempo fa la questione il presidente americano, spiegando candidamente che non si puó permettere ad una cittá troppo democratica e troppo liberale come Washington, che nel 2016 ha dato il 91% dei voti a Hillary Clinton, di portare un deputato e due senatori a Capitol Hill.

Non la pensa cosí la speaker della Camera Nacy Pelosi che ha dato pieno sostegno alla nuova iniziativa dei democratici, dopo l’ultimo tentativo fallito del 1993: “Bisogna porre rimedio a questa ingiustizia, é una questione di democrazia”, ha detto la terza carica dello stato, prendendo le parti di chi parla di “buco nero istituzionale” in cui si trovano i residenti della capitale.

Il District of Columbia infatti é un territorio di appena 176 chilometri quadrati, ma la sua popolazione con oltre 700 mila abitanti é superiore a quella di stati come il Vermont o il Wyoming. Una popolazione oltretutto composta per la metá dalla comunitá afroamericana, altro elemento che preoccupa i repubblicani.

Ma proprio la rilevanza della “black community” ha portato a mdare nuova linfa al progetto di Dc stato, sull’onda delle proteste contro il razzismo che da settimane scuotono Washington come decine di altre citta’ americane. Con l’aggravante che nella capitale il presidente Trump viene accusato di aver blindato la cittá ed averla trasformata in “zona di guerra” di fronte a manifestazioni pacifiche.

A ció si aggiunge la cosa che da sempre non va giú ai residenti di Washington: una delle tassazioni sul reddito piú elevate a livello federale a fronte di un bilancio che peró resta sotto il controllo del Congresso, che in qualunque momento puó decidere di ritirare i fondi.

A dividere Dc dal sogno di diventare il primo nuovo stato Usa dal 1959, quando toccó alle Hawaii, é peró un Senato in mano ai repubblicani. Senato che peró, sperano i democratici, a novembre potrebbe cambiare maggioranza. E allora il sogno potrebbe trasformarsi in realtá.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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