Nuovo video shock Usa, ispanico soffocato da agenti

Un cartellone con la scritta: Stop alla brutalitá della polizia" ed un altro con l'immagine di George Floyd, morto durante un arresto a Minneapolis.
Un cartellone con la scritta: Stop alla brutalitá della polizia" ed un altro con l'immagine di George Floyd, morto durante un arresto a Minneapolis. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – Un altro video shock sulla brutalità della polizia scuote l’America, ad un mese dalla norte dell’afroamericano George Floyd. Questa volta la vittima è un ispanico, Carlos Ingram Lopez, 27 anni, deceduto durante un arresto a Tucson, Arizona. Una conferma che le principali vittime degli abusi delle forze dell’ordine sono le minoranze.

Nel video della body camera si vedono gli agenti inseguire l’uomo dentro una casa, ammanettarlo e tenerlo con la faccia a terra per 12 minuti mentre chiede ripetutamente dell’acqua e mormora “non riesco a respirare” (come Floyd), prima di morire.

Le immagini sono state diffuse dalla polizia ad oltre due mesi dall’episodio, come sta succedendo in altri casi analoghi, sull’onda delle proteste in tutto il Paese contro l’ingiustizia razziale dopo la morte dell’afroamericano a Minneapolis.

Secondo l’autopsia, la causa della morte di Lopez è una combinazione del blocco a terra in posizione prona con un cappuccio anti-sputo e di un arresto cardiaco in presenza di un’intossicazione di cocaina. I tre agenti – due bianchi e uno afroamericano – hanno tentato il massaggio cardiaco e gli hanno iniettato anche del Narcan, una sostanza per rianimare persone in overdose, ma inutilmente.

Erano intervenuti per la segnalazione di una condotta scombinata dell’uomo, che era senza vestiti e sembrava agire in modo confuso, tentando di nascondersi dietro un’auto in un garage. Ad un certo punto si sente uno dei poliziotti dire a Lopez che sarebbe stato colpito con una pistola taser se non avesse cooperato ma l’uomo non oppone resistenza e appare solo terrorizzato, forse in preda ad una crisi di salute mentale.

Gli agenti coinvolti, Samuel Routledge, Ryan Starbuck e Jonathan Jackson, hanno già presentato le dimissioni. Anche il capo della polizia di Tucson, Chris Magnus, ha offerto le sue dopo la diffusione del video. La sindaca Regina Romero, prima latina a guidare una città largamente ispanica, si è detta “profondamente turbata e indignata” e ha offerto le condoglianze alla famiglia della vittima.

Dall’America affiorano intanto altri recenti episodi inquietanti. In Michigan un ragazzino di 16 anni colpevole di aver lanciato un sandwich è morto in maggio soffocato da tre dipendenti di un centro giovanile, che lo avevano bloccato a terra per quasi 10 minuti premendo col loro peso sul suo petto mentre gridava anche lui “non riesco a respirare”.

I tre sono stati licenziati e incriminati per omicidio colposo e abuso di minore. In North Carolina invece tre poliziotti sono stati silurati dopo la scoperta di una video registrazione (accidentale) nell’auto di uno di loro in cui discutono di uccidere afroamericani, usano insulti razzisti, evocano una seconda guerra civile e si lamentano dei loro colleghi che si inginocchiano dopo la morte di Floyd. Gli agenti hanno ammesso l’autenticità della conversazione ma hanno negato di essere razzisti.

Le reazioni a questi casi però suggeriscono che si sta rompendo il muro delle connivenze corporative e sociali. Lo dimostra anche l’arresto a New York per tentato strangolamento dell’agente catturato da un video mentre stringeva al collo un afroamericano durante un arresto nel weekend.

O l’incriminazione per omicidio da parte di una giuria dei tre uomini Bianchi arrestati per la morte di Ahmaud Arbery, il 25enne afroamericano inseguito e ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre faceva jogging nel suo quartiere in una cittadina della Georgia.

Ora però tocca alla politica: la Camera ha approvato la riforma dem della polizia ma manca un accordo bipartisan per un’intesa al Senato, a maggioranza repubblicana.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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