Amministratori locali nel mirino, una minaccia ogni quindici ore

Gruppo di sindaci con la fascia tricolore visti di spalle.
Gruppo di sindaci con la fascia tricolore visti di spalle.

ROMA. – Amministratori locali nel mirino al ritmo di un’intimidazione ogni 15 ore. Nessuna regione è esente dal fenomeno, più diffuso al Sud, ma con numeri rilevanti al Centro-Nord (+5,5%), Lombardia in testa. Quasi un terzo delle minacce non è attribuibile alla criminalità organizzata, ma a cittadini comuni.

E’ il quadro che emerge dal rapporto di Avviso Pubblico che ha censito lo scorso anno 559 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali. Attenzione al tema è stata assicurata dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha invitato a denunciare e che domani al Viminale presiederà una riunione dell’apposito Osservatorio del ministero con la partecipazione dei ministeri di Giustizia e Istruzione e dell’Anci.

Preoccupazione è stata espressa dai sindaci, spesso “lasciati soli”, ha lamentato il presidente dell’Associazione, Antonio Decaro. La Campania (92 casi) è la regione più colpita, seguita da Puglia (71), Sicilia (66) e Calabria (53). Quinta la Lombardia (46 casi). Il 61% del totale dei casi (342) si è registrato al Sud, il resto (217) al Centro-Nord.

Forte crescita nelle regioni settentrionali, dove si è passati dai 102 episodi del 2019 ai 147 del 2019. Ad aprile, periodo di campagna elettorale per le Comunali, si è riscontrato il maggior numero di intimidazioni: 58. Ed è raddoppiata la percentuale di minacce rivolte ai candidati alle amministrative (10% del totale, rispetto al 5,4% fatto registrare nel 2018). In più di un’occasione le intimidazioni hanno indotto le vittime a decidere di rinunciare alla candidatura.

Aggressioni e incendi sono le due principali tipologie di intimidazione messe in atto (18,6%). Aumentano quelle sui social network (15% del totale), seguite da minacce verbali (12,6%) e invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (11,6%). Poi i danneggiamenti (8%), le scritte offensive o minacciose (6%), l’invio di proiettili (4%), l’utilizzo di ordigni, molotov ed esplosivi (2%) e l’invio di parti di animali (1,6%).

I numeri del rapporto inducono Decaro a sostenere che “nel nostro Paese fare l’amministratore pubblico è molto rischioso ed i sindaci sono il terminale più sensibile ed esposto. Durante l’emergenza Covid ci siamo accorti che responsabilità forse eccessive per quanto riguarda la tutela dei principi democratici gravano su di noi, che dobbiamo scontare il dissenso della cittadinanza anche rispetto allo Stato, alle ingiustizie sociali e alle paure vere o indotte”.

Ed un faro, secondo il presidente dell’Anci, va acceso sui sindaci dei piccoli comuni: “diversi di loro sono minacciati e non lo sa nessuno. In quanti ad un certo punto di dimettono o non si candidano perchè minacciati? Spesso gli amministratori si sentono soli”.

La ministra Lamorgese, da parte sua, assicura vicinanza agli amministratori locali e fornisce numeri più alti di minacce censite dall’Osservatorio del Viminale nel 2019 (654, l’11% in più rispetto al 2018), di cui più della metà (347) di origine ignota.

“L’intimidazione contro un sindaco – sottolinea – non solo è un’offesa alla comunità, ma è una lesione dei valori alla base del vivere civile, del principio democratico”. La ministra invita quindi gli amministratori “a denunciare gli episodi per erodere la cosiddetta ‘cifra oscura’: noi dobbiamo conoscere per poter intervenire”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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