Decreto elezioni: allarme rosso al Senato, governo con numeri sul filo

Panoramica dell'aula del Senato.
Panoramica dell'aula del Senato. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – Governo in allarme rosso al Senato dove la fiducia al decreto elezioni passa, con la ripetizione del voto a distanza di poche ore da quello annullato per mancanza di numero legale, con appena 158 sì, tre sotto la soglia di sicurezza della maggioranza politica di quota 161.

Numeri sul filo che spingono l’opposizione a denunciare la fine di questa maggioranza. Cifre risicate, in un momento in cui i dubbi del Pd sul governo potrebbero provocare una nuova impasse, soprattutto nell’immediato futuro, quando Conte dovrà affrontare due scogli importanti, il Mes e il rinnovo delle missioni militari , in particolare quella in Libia.

Sia nel primo che nel secondo caso, il premier dovrà mediare tra le posizioni opposte di Pd e M5s. L’avversione dei Cinque Stelle al Mes è nota, ma anche il tema libico potrebbe diventare un problema.. Come segnalato dall’azzurra Annamaria Bernini, all’interno del provvedimento sulle missioni c’è l’accordo con Tripoli per fermare i migranti, stipulato dall’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti. E da mesi, in tanti dentro il Pd, hanno chiesto la revoca di questa intesa, sostenuta invece dai Cinque Stelle.

Dopo il pasticcio del voto annullato a Palazzo Madama , l’obbiettivo dei ‘giallorossi’ era quello di superare il problema del numero legale, risultato alla fine raggiunto. Resta però il fatto che il “Conte 2”, a Palazzo Madama, può contare meno voti dei 169 con cui partì, meno di un anno fa, il 10 settembre 2019.

Inoltre, a far infuriare il centrodestra, è quel “chapeau”, con cui il presidente dl Consiglio, prima del voto, ha ringraziato i suoi capigruppo. “Quando ieri sera sono stato avvertito che in Senato sareste stati richiamati a votare alle 9,30, ho pensato ‘mission impossible’. Invece chapeau, se ci siete tutti, siete stati davvero bravi”, sarebbero state le parole del premier.

“Conte dice ‘chapeau’ – replica Giorgia Meloni – alla maggioranza. Qualcuno lo avverta però che sono mancati 2 chapeau alla maggioranza assoluta e questo vuol dire che una maggioranza non ce l’ha più”. Dura anche l’azzurra Maristella Gelmini, che parla di “figuraccia” per la maggioranza. “Se una simile sceneggiata” fosse capitata al centrodestra o a Berlusconi, aggiunge, “avremmo avuto i girotondi sotto Palazzo Madama e le anime belle della sinistra ad invocare la testa del premier”.

Netta anche la Lega: “Non hanno più i numeri, la maggioranza è allo sbando. Nemmeno con la chiamata alle armi di oggi – compresi i senatori a vita – conclude il capogruppo Massimliano Romeo – arrivano alla maggioranza assoluta di 161. Conte smetta i panni del regnante, esca dai palazzi in cui è si è trincerato e prenda atto che la sua esperienza di governo è finita”.

Una ‘sentenza’ che viene però rispedita al mittente dallo stesso premier che, nel punto stampa a Villa Pamphilj sul vertice europeo torna su quanto accaduto guardando il bicchiere di oggi, quello mezzo pieno: “Oggi i senatori della maggioranza hanno fatto un grande sacrificio, hanno dato prova di grande compattezza”.

(Marcello Campo/ANSA)