“Turchia spara sui migranti siriani, ucciso bimbo”

Migranti camminano vicino a Pazarakule al confine della Turchia con la Grecia.
Migranti camminano vicino a Pazarakule al confine della Turchia con la Grecia. (ANSA/ (AP/Darko Bandic)

ISTANBUL.  – Un bimbo siriano in fuga dalla guerra ucciso dalle guardie turche che sbarrano il confine aprendo il fuoco, un altro minore e una donna feriti dagli spari.

Nuove pesanti accuse piovono contro le forze di sicurezza di Ankara, che ormai da tempo hanno blindato una frontiera in precedenza liberamente attraversata da oltre 3 milioni e mezzo di rifugiati del conflitto che da oltre nove insanguina la Siria.

Secondo l’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani, i gendarmi avrebbero colpito a morte il piccolo mentre insieme alla madre e altri civili tentava di varcare illegalmente la linea di confine nel distretto di Atme, a ovest di Idlib.

Il bimbo proveniva dalla località di Maarrat al-Numan, lungo l’autostrada che collega Aleppo ad Hama, nella parte meridionale della provincia martoriata e tuttora contesa di Idlib, dove i militari di Turchia e Russia continuano i complicati pattugliamenti congiunti concordati il 5 marzo scorso dai presidenti Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. Altri migranti sarebbero invece riusciti a oltrepassare il confine, fuggendo tra le campagne della zona.

La denuncia dell’ong è stata finora ignorata dalle autorità di Ankara, che in passato hanno sempre negato ogni responsabilità di fronte ad accuse analoghe. Dal 2011, quando è iniziato il conflitto, l’Osservatorio ha denunciato l’uccisione di almeno 450 civili siriani da parte delle forze turche, tra cui 79 minori e 44 donne.

Episodi che sarebbero avvenuti per lo più dopo che il governo di Recep Tayyip Erdogan ha deciso di serrare anche con un muro buona parte dei 911 km di frontera per frenare le ondate di profughi, che sostiene di non poter più gestire.

Ankara denuncia a sua volta di essere stata lasciata sola dall’Unione europea, che non avrebbe rispettato in pieno gli accordi migratori del marzo 2016, tardando a trasferire i 6 miliardi di euro promessi per l’emergenza. Un’intesa che Erdogan vuole ora rinegoziare.

Nuove tensioni che rischiano anche di riaprire la crisi esplosa al confine con la Grecia alla vigilia dell’emergenza coronavirus, tra fine febbraio e inizio marzo, quando le autorità spinsero decine di migliaia di migranti e rifugiati verso la frontiera con l’Europa, denunciando un mancato supporto di Bruxelles proprio a Idlib, dove erano stati uccisi più di 30 soldati turchi.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)