Ventimila nomadi vivono in baraccopoli, un terzo a Roma

Nomadi vivono in baraccopoli.
Nomadi vivono in baraccopoli. (ANSA)

ROMA. – In Italia le amministrazioni locali, stanno cercando di superare i cosiddetti campi nomadi ed è per questo che il numero delle persone che ci vive da due anni è in costante diminuzione, attestandosi a circa 20 mila, secondo i dati, riferiti al 2019, contenuti Rapporto dell’Associazione 21 luglio dal titolo “Periferie lontane – Comunità rom negli insediamenti formali e informali in Italia”.

Nel 2017 erano 28 mila e nel 2018, 25 mila. Un trend che coinvolge tutta l’Italia ma non Roma, dove si trovano quasi un terzo delle persone rom in emergenza abitativa presenti in Italia. Nella Capitale nei 6 “villaggi attrezzati” vivono 2.600 persone, di cui 1.250 minori. Nei 10 “campi tollerati” invece 880 persone, mentre 2.000 sono quelli censite nel 2019 dalla Prefettura di Roma nei 338 micro-insediamenti.

Nell’unica occupazione monoetnica della città di Roma vivono da circa 4 anni 600 rom di cittadinanza romena. La Capitale, infatti, nel rapporto viene considerata la “maglia nera”. Un rapporto che non analizza la situazione dei rom in Italia, ma soltanto di quelli vivono in emergenza abitativa in baraccopoli formali, istituzionali, e informali, abusive, in Italia.

“Se fosse vera la stima del Consiglio d’Europa che parla di 180 mila rom presenti in Italia – ha spiegato Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio – vuol dire che su 9 rom che vivono in Italia uno solo è presente all’interno dei campi. Ma la percezione che si ha è che tutti i rom vivano in questa condizione”.

In Italia il 63%, pari a 12.700 persone, vivono in 119 baraccopoli istituzionali presenti il 68 Comuni italiani. L’anno precedente gli insediamenti mappati erano stati 127 in 74 Comuni. Il 47% dei residenti negli insediamenti formali è italiano; il 42% è originario dell’ex Jugoslavia mentre, per il resto, si tratta di cittadini comunitari. Nel totale il 55% ha meno di 18 anni.

Secondo l’Associazione 21 luglio, “a fronte di fallimentari pratiche di superamento degli insediamenti – culminate nel 2018 con lo sgombero del Camping River – l’azione privilegiata scelta dall’Amministrazione Capitolina appare quella degli sgomberi”che nel 2019 sono stati 45 con un incremento del 13%. Anche in questo la Capitale è in controtendenza poichè in Italia c’è un calo totale degli sgomberi rispetto al passato: dai 250 del 2016 si è passati ai 145 del 2019 con un calo, rispetto all’anno precedente del 26%.