Bivio Mes a luglio. M5S tenta di fermare Di Battista

Beppe Grillo, con accanto Alessandro Di Battista
Beppe Grillo, con accanto Alessandro Di Battista ANSA/ CLAUDIO PERI

ROMA. – Il voto finale sul pacchetto di aiuti Ue in Parlamento ci potrebbe essere solo a settembre ma è già ai primi di luglio, prima del Consiglio Ue del 9, che la maggioranza rischia di spaccarsi al grande bivio del Mes. Prima di recarsi a Bruxelles, infatti, il premier Giuseppe Conte, salvo colpi di scena, terrà delle comunicazioni in Aula e non una semplice informativa.

Il rischio di risoluzioni-trappola è altissimo, così come difficile sarà trovare una quadra tra Pd-Iv-Leu e M5s sulla risoluzione di maggioranza. E, a complicare il quadro c’è la guerra interna scoppiata nel Movimento. Non a caso, a muoversi, in queste ore, è Vito Crimi in prima persona. “Non è l’ora del congresso, concordo con Beppe Grillo. Il M5S ha l’onere e l’onore di governare”, spiega il capo politico dopo aver sentito i “big” pentastellati.

Sulla buona riuscita della mediazione del premier sul Mes pesa una serie di incognite. Innanzitutto, l’andamento della trattativa in Europa. Il negoziato è in salita, il Consiglio Ue di venerdì sarà solo interlocutorio ma per Conte sarà dirimente avere una prospettiva di soluzione sul Recovery Fund per il vertice di Bruxelles del 9 luglio. Solo delineando, per la fine dell’estate, un pacchetto di aiuti Ue corposo e fatto non solo di prestiti, il capo del governo può sperare di piegare le resistenze nel M5S.

Le altre incognite sono i decreti sicurezza e il dossier Autostrade. Sul primo, la linea di Conte è quella di non cancellare i provvedimenti (come vuole M5S) ma di andare un po’ oltre l’adozione delle indicazioni del Colle. Sul dossier Aspi già nei giorni scorsi fonti della maggioranza – complice lo stallo sulla transazione proposta – evocavano una certa tendenza di Palazzo Chigi e del governo ad abbracciare la linea del M5S.

Se non sarà revoca, potrebbe esserci una rivoluzione societaria, con l’ingresso di Cdp. In ogni caso, una prospettiva non sgradita al Movimento. C’è tempo fino al 30 giugno, e caso vuole che sia una manciata di giorni prima che Conte si rechi in Aula per le comunicazioni sul Consiglio europeo del 9.

Sui fondi europei il premier ha fretta, ma non troppa. Le risorse del Mes, spiega una fonte vicina al dossier, possono ad esempio essere anche chieste in maniera retroattiva. Non c’è quindi, da parte di Conte, una volontà di forzare i tempi del dibattito interno alla maggioranza.

Un dibattito ancora più esacerbato dal caso interno al Movimento scatenato dalla discesa in campo di Alessandro Di Battista. Dopo Beppe Grillo, tocca a Crimi porre un ulteriore freno ai ribelli. “Mi sono confrontato con Di Battista, è una risorsa preziosa” e “tutti condividiamo la necessità di essere uniti e responsabili in questo momento”, sottolinea il “reggente” avvertendo: il dibattito interno è legittimo ma “dovrà realizzarsi con un percorso condiviso”.

La linea dei vertici, insomma, resta quella della cautela. Anche l’ipotesi di una “segreteria” da mettere in campo subito non è di semplice fattibilità. L’idea c’è, vedrebbe il placet anche di Luigi Di Maio, ma c’è innanzitutto da convincere il “ribelle” Di Battista. E la stessa istituzione della segreteria comporterebbe la modifica dell’art. 7 dello Statuto. Modifica che andrebbe votata perlomeno su Rousseau.

Ma il blitz di Di Battista continua a preoccupare il Pd proprio nelle ore in cui – sottolineano i Dem – Conte sembra andare incontro alle richieste del Nazareno. “Mentre noi discutiamo c’è chi si frega le mani in attesa di poter agguantare quei soldi”, avverte non a caso Crimi.

Nel frattempo l’intervento di Conte alla Camera registra un ulteriore strappo con le opposizioni. Che, tuttavia, proprio sulla strategia da tenere, tornano a dividersi. Fdi sceglie di non presentarsi in Aula sin dal principio dei lavori. La Lega abbandona l’Assemblea dopo l’intervento del capogruppo. FI, invece, resta. “Non è questo il nostro stile”, sottolinea Mariastella Gelmini.

“Ho invitato le forze di opposizioni a Villa Pamphilj, e mi è stato detto che non andava bene. Mi hanno detto: “vieni in Parlamento” e si sono allontanate. Sono un po’ confuso…”, sottolinea Conte, con un filo di sarcasmo. E con una certezza. Sul Mes e, più in generale sui fondi Ue, l’apporto di FI in Aula ci sarà.

(di Michele Esposito/ANSA)