Pyongyang invia le truppe nelle aree smilitarizzate

Il leader Kim Jong-un sostiene un fucile durante una ispezione a esecizi miliatri in un luogo non rivelato nell'immagine rilasciata dalla Agenzia Centrale di Corea del Nord nel 2013.

PECHIN.  – La Corea del Nord ha comunicato il riposizionamento delle sue truppe in due aree smilitarizzate a dispetto degli accordi firmati nel 2018 con Seul e la volontà di ripristinare i posti di guardia rimossi congiuntamente lungo la linea di confine terrestre (Dmz) e di riprendere tutti i tipi di manovre militari anche vicino al 38esimo parallelo.

In appena 24 ore i faticosi punti di distensione maturati nei vertici tra il leader Kim Jong-un e il presidente Moon Jae-in, partiti dalla spinta delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, si sono dissolti.

In più, all’indomani della demolizione dell’ Ufficio di collegamento intercoreano nel distretto industriale congiunto di Kaesong, luogo di contatto di Pyongyang con Seul e il resto del mondo, il network statale Kctv ha mostrato le immagini dell’esplosione e dei danni all’edificio costato a Seul oltre 8 milioni di dollari in termini di ristrutturazione.

In un dispaccio, la Kcna ha invece dato ancora conto di Kim Yo-jong, la sorella del leader Kim Jong-un, potente figura della nomenclatura del Nord dopo il supremo comandante: ha respinto l’offerta di Seul di mandare al Nord inviati speciali dopo la distruzione del simbolo della cooperazione bilaterale e ha criticato la proposta del presidente Moon sul dialogo.  “Parole spudorate e impudenti piene di incoerenza”, le ha liquidate.

I militari sudcoreani, dal canto loro, hanno messo in guardia il Paese eremita nel caso promuova azioni militari contro il Sud. In una nota diffusa dopo l’annuncio sul riposizionamento delle truppe nelle aree smilitarizzate del distretto di Kaesong e del complesso turistico del monte Kumgang, il Comando di stato maggiore congiunto di Seul ha denunciato le mosse annunciate, che hanno il potenziale di “bloccare gli sforzi di due decenni per migliorare le relazioni e riportare la pace sulla penisola coreana.

Se il Nord dovesse prendere tali le misure, ne pagherà certamente il prezzo”, ha chiarito Jeon Dong-jin, direttore delle operazioni del Comando. “Continueremo a fare sforzi per gestire la situazione in modo stabile e per prevenire che l’escalation finisca in una crisi militare”, ha aggiunto.

Ma l’irritazione della presidenza sudcoreana per il rifiuto e per i toni usati da Kim Yo-jong, peraltro accolta con tutti gli onori alla Blue House a inizio 2018, è esplosa comunque: “Parole molto maleducate” e intollerabili, tali da minare la fiducia tra i due leader, ha fatto sapere Seul.

Intanto il ministro dell’Unificazione Kim Yeon-chul, che ha in carico i rapporti con il Nord, ha offerto le sue dimissioni, mentre il presidente Moon ha riunito in serata un gruppo di ex ministri dello stesso dicastero per un confronto ad ampio raggio dopo il naufragio della sua “sunshine policy” verso Pyongyang.

Oltre alla frustrazione per i colloqui sul nucleare con gli Usa in fase di stallo cronico, la postura di Kim Yo-jong, innaturale per molti osservatori, potrebbe essere motivata dal tentativo di legittimarsi agli occhi dei militari, essendo donna e poco più che trentenne.

Il fratello, per rafforzare il suo peso al momento della successione al padre Kim Jong-il, mostrò coraggio e determinazione facendo bombardare a novembre 2010 con 200 colpi di artiglieria l’isola sudcoreana di Yeonpyeong e causando la morte di almeno due soldati.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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