Tokyo: sogno Campriani “team rifugiati ai Giochi”

Poster sulle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Poster sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. (ANSA)

ROMA.  – Allenare un gruppo di atleti rifugiati a tirare con la carabina, la sua specialità olimpica, e cercare di qualificarli per le Olimpiadi di Tokyo. Lo spostamento dei Giochi al 2021 a causa del Coronavirus non ha fermato l’ambizioso progetto del tre volte campione olimpico di tiro a segno Niccolò Campriani, che ha presentato la prima puntata della serie “Taking Refuge” realizzata dalle telecamere dell’Olympic Channel che seguono l’iniziativa fin dal primo giorno di selezione.

A diventare atleti di “coach” Campriani sono stati Mahdi, Khaoula e Luna, un uomo e due donne, scelti tra diversi candidati rifugiati provenienti da Siria, Afganistan, Iran e dall’Africa. “Ci alleniamo quattro volte a settimana a Losanna (sede del Cio, per il quale Campriani lavora dal 2017, ndr). Abbiamo ripreso gli allenamenti due settimane fa, dopo il lockdown”, spiega il campione, che ha iniziato il progetto dopo aver deciso di chiudere la sua carriera al termine delle Olimpiadi di Rio 2016.

“Sapevo che c’era un team di rifugiati – ha spiegato – Ho pensato subito che fosse una bellissima iniziativa e che mandava davvero un messaggio forte. Mi domandai come potevo usare il mio ruolo di campione nel mio sport e allo stesso tempo mandare un bel messaggio”. Il progetto, al quale aderisce anche l’olimpionico indiano Abhinav B. Bindra, “è totalmente basato su crowdfunding e donazioni”.

Con i Giochi slittati al 2021, Campriani e il suo team avranno più tempo per raggiungere l’obiettivo: “Non abbiamo competizioni internazionali nel 2020 – ammette – ma ci saranno nel 2021 ed è una possibilità, anche se abbiamo bisogno di migliorare ancora i nostri risultati per rientrare nel pool di qualificazione olimpica. Abbiamo bisogno di tanti tifosi”.

Campriani ha quindi spiegato il senso della sua “missione”: “Cercavo un significato profondo dopo aver dedicato gli ultimi 16 anni della mia vita al mio sport, fare qualcosa di buono per la comunità. Mi sono domandato come potevo dare il mio aiuto, ho contattato tecnici e sponsor, per raccogliere fondi per questo piccolo team. Non voglio perdere contatto con il mio sport – conclude – l’idea resta quella di qualificare la squadra per le Olimpiadi di Tokyo, anche se forse ci vorrà più di un anno. Vogliamo cambiare in meglio la vita di questi atleti e lasciare una legacy anche dopo Tokyo”.

Lascia un commento