La verità del sierologico: 20% positivi a Mosca, 35% nel Caucaso

Cittadini con mascherine passeggiano nella Piazza Rossa di Mosca.
Cittadini con mascherine passeggiano nella Piazza Rossa di Mosca. (ANSA/EPA)

MOSCA.  – A un mese dall’inizio dell’offerta, la rete medica privata Invitro ha diffuso i primi risultati relativi ai test sierologici per la ricerca di anticorpi IgG contro il virus SARS-COV-2, effettuati in Russia da oltre 250mila cittadini.

Ebbene. L’analisi rivela “una risposta immunitaria nel 15% (media nazionale, ndr) della popolazione”. Insomma, circa un russo su sette ha incontrato il nuovo coronavirus. Come detto, si tratta di una media. Dunque la situazione nel Paese varia di molto.

“La maggioranza di pazienti che si sono sottoposti ai test vengono da Mosca e dalla regione di Mosca, rispettivamente il 28% e il 18% del numero totale di test”, fa sapere la società in una nota ripresa dall’agenzia di stampa statale RIA Novosti.

Il che non sorprende, dato che la capitale russa e la regione che a lei fa capo sono l’epicentro dell’epidemia, con più della metà degli oltre 520mila casi accertati. Dunque è alquanto logico che la presenza del virus sia più alta che nelle altre aree del Paese.

E infatti a sviluppare gli anticorpi – tra quelli che si sono sottoposti alle analisi – sono stati ben “il 18,4% dei moscoviti” e il “20,2% dei residenti della regione di Mosca”.

Con una eccezione. Stando all’indagine, infatti, il distretto federale del Caucaso Settentrionale (che comprende Cecenia e Daghestan) rivela un dato di positività del 35% (a fronte del 2,3% di test rispetto al totale).

Il che conferma ciò che già si era capito: nell’area il Covid-19 ha dilagato e le autorità locali, soprattutto quelle daghestane, non sono state in grado di far fronte all’emergenza. Una storia, questa, che prima o poi andrà indagata e raccontata.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)