Agosto in fabbrica: industria chiede, dubbi sindacati

Opeari al lavoro in una industria metalmeccanica.
Opeari al lavoro in una industria metalmeccanica. (ANSA)

TORINO.  – Tenere aperte le fabbriche nel mese di agosto. Lo chiedono le imprese per essere pronte quando l’economia ripartirà  e sarà necessario far fronte agli ordini.

I sindacati non sono contrari a discutere eventuali modifiche dell’organizzazione del lavoro, ma chiedono che qualsiasi intervento venga pianificato e contrattato.

Abitudine molto provinciale quella, radicata in Italia, di fare tutti le ferie ad agosto,  aveva detto nel 2013  l’ex amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, che, ospite di un evento alla Bocconi, aveva raccontato il suo arrivo a Torino nel 2004.

“A luglio giro per il mondo, ad agosto vado in ufficio. Non c’era nessuno. Perdevamo 5 milioni di euro al giorno e io ero da solo. Chiedo: ma la gente dov’è? In ferie, mi dicono. Ma in ferie da cosa?”.

Oggi la situazione è diversa. “I mercati sono completamente fermi, c’è una sincronizzazione tra tutte le filiere. Se però, grazie agli incentivi, il settore auto in Europa, a partire dalla Germania, si rimettesse in moto, sarebbe un segnale da cogliere per le nostre aziende”, spiega il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz.

“In questo caso non ho dubbi che ci siano margini per trovare un accordo con i sindacati. E poi veniamo da settimane di cambiamento profondo delle nostre abitudini, ci sono tutte le condizioni per pensare alla ferie in un modo diverso e spalmarle su un periodo più lungo”.

La proposta è arrivata dagli industriali del Piemonte, regione che soffre in modo particolare la crisi dell’auto e spera in una ripresa del mercato. I sindacati non sono contrari, ma frenano.

“E’ una questione mal posta”, afferma il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. “Parlare di un’apertura generalizzata è un non senso, perché per le tante aziende che, in questa fase, non hanno necessità di incrementare la produzione si tradurrebbe in una diseconomia. Viceversa, se l’apertura agostana fosse un’esigenza di singole individuate realtà, non ci sarebbe nessuna novità: da sempre, si fanno accordi aziendali per gestite i picchi di produzione. É interesse di tutti che il Paese torni a marciare e che si torni a produrre a pieno ritmo. É un diritto costituzionale che i lavoratori godano le proprie ferie. Coniugare queste due realtà è compito della contrattazione”.

Anche il numero uno della Uilm, Rocco Palombella, invita ad evitare “di aprire discussioni sul nulla”

La Fiom sottolinea la necessità di “rispettare diritti contrattuali e diritti costituzionali”. “Va bene prevedere ferie scaglionate, ma devono essere concordate e pianificate”, afferma la numero uno Francesca Re David. “La fabbrica non è una bolla a sé stante: c’è il problema della salute dei lavoratori perché il Covid non è finito, a luglio e agosto fa molto caldo”, spiega Re David.

“Non vorrei che fosse come per il lockdown: tutti chiedevano deroghe per aprire quando le fabbriche erano chiuse, poi quando è stato possibile riaprirle è arrivata la casa integrazione. Dobbiamo evitare un dibattito che porti ad acquisire che le ferie si fanno quando vuole l’impresa”.

Per il segretario aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, quello delle ferie è un tema che va affrontato “con la contrattazione, in particolare quella aziendale e territoriale, sulla base di esigenze e bisogni presenti nelle singole attività produttive”.

“La via è quella di una flessibilità buona, contrattata, che si avvicini alla persona e al territorio, e sviluppi soluzioni  innovative e partecipate”.

(di Amalia Angotti/ANSA)

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