Trump difende la polizia e resta evasivo sul razzismo

Un automobilista vede passare una manifestazione di protesta a New York.
Un automobilista vede passare una manifestazione di protesta contro la brutalitá della polizia a New York, dopo la morte di George Floyd. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – Una polizia che faccia un uso più “professionale” e “compassionevole” della forza ma che sia anche “più forte”, che “domini le strade” e non sia tacciata di razzismo per alcune “mele marce”: Donald Trump difende le forze dell’ordine e resta evasivo sulle ingiustizie razziali nel suo primo discorso pubblico sui temi che hanno infiammato l’America dopo la morte dell’afroamericano George Floyd, soffocato da agenti bianchi per una banconota falsa da 20 dollari.

Una banconota che porta ancora l’effigie del presidente schiavista Andrew Jackson ma che secondo il segretario al Tesoro Steven Mnuchin non c’è alcuna fretta di sostituire prima del 2030 con quella – proposta da Barack Obama e avversata da Trump – di Harriett Tubman, l’attivista afroamericana che combatté per abolire la schiavitù.

“Noi dobbiamo lavorare insieme per lottare contro l’intolleranza e il pregiudizio ovunque siano ma non faremo progressi e non guariremo le nostre ferite etichettando ingiustamente milioni di americani onesti come razzisti”, ha esordito il presidente in una tavola rotonda a Dallas, sollevando subito una polemica per non aver invitato i tre dirigenti delle forze dell’ordine locali, tutti afroamericani.

Il presidente ha quindi annunciato un imminente ordine esecutivo che si limiterà ad incoraggiare la polizia ad usare i più alti standard di professionalità nell’uso della forza. Ha promesso che la sua amministrazione sosterrà un migliore addestramento degli agenti e programmi pilota per affiancare operatori social alle forze dell’ordine.

Si è impegnato a promuovere lo sviluppo economico delle minoranze e ad affrontare le disparità sanitarie, come se questo bastasse a mettere le mani su un voto afroamericano che sembra sempre più decisivo e pronto a mobilitarsi contro di lui.

Il tycoon appare lontanissimo dalle riforme radicali che i dem si preparano a votare alla Camera il 4 luglio, per l’Independence Day, tra cui il divieto della stretta al collo che ha ucciso Floyd e l’eliminazione dell’immunità qualificata per i poliziotti. O l’abolizione del “no-knock warrant”, la misura che consente agli agenti di entrare nelle case senza bussare prima alla porta, messa al bando dalla città di Louisville (Kentucky) in omaggio a Breonna Taylor, la giovane afroamericana uccisa da alcuni poliziotti che avevano fatto irruzione di notte nel suo appartamento per un errore d’indirizzo.

Trump resta il paladino della polizia, il presidente “legge e ordine”, il baluardo dei simboli confederati, ignorando le richieste di affrontare la brutalità della polizia e le iniquità razziali, documentate da video ormai quasi quotidiani: come l’ultimo a Oklahoma city su un altro afroamericano morto un anno fa durante l’arresto mentre gridava “non riesco a respirare”, le ultime parole di Floyd.

E mentre l’America riabilita con una grazia postuma un afroamericano condannato ingiustamente un secolo fa per stupro in Minnesota e smette di tenere sotto chiave nelle farmacie i prodotti cosmetici per le donne “black” nel timore di furti, Trump programma la ripresa dei suoi comizi. Ma con una liberatoria per i partecipanti nel caso si ammalino di coronavirus.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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