Coronavirus: America Latina nell’occhio della pandemia

Immagini di due cadaveri stesi per strada in Guayaquil, riprese dai video nelle rete sociali.
Immagini di due cadaveri stesi per strada in Guayaquil, riprese dai video nelle rete sociali. (Twitter)

BUENOS AIRES.  – La pandemia da coronavirus in America Latina vive il suo momento più difficile, con l’annuncio che nelle ultime 24 ore i contagi nei 34 Paesi e territori della regione hanno superato la barriera del milione e mezzo di casi.

E tutto lascia ritenere che per vari giorni, non è possibile prevedere quanti, il fenomeno continuerà ad accentuarsi.

Si tratta di un campanello d’allarme per i governi latinoamericani, spesso sovrastati dalle dimensioni della crisi, che vedono avvicinarsi dense nubi sul loro futuro politico, economico e sociale.

La curva tracciabile sulla base dei dati forniti dalle autorità sanitarie mostra una tendenza ascendente avendo accumulato, con 40-50.000 contagi al giorno, 1.507.150 casi da marzo. Ad essi si aggiunge una crescita dei morti, che ieri avevano raggiunto quota 73.546.

Principale vittima dell’emergenza è il Brasile, che contribuisce al bilancio generale con la metà dei contagiati (802.828) ed il 60% dei morti (40.919), sullo sfondo di tensioni mdovute alla politica sanitaria adottata dal governo del presidente Jair Bolsonaro.

Seguono il Perù, con 214.788 contagiati e 6.109 morti, il Cile (154.092 e 2.648) e poi il Messico (129.184 e 15.357).

Altri sei Paesi (Ecuador, Colombia, Argentina, Repubblica dominicana, Panama e Bolivia) hanno più di 10.000 contagiati e 400 morti.

Alicia Barcena, segretaria della Commissione economica per l’America Latina (Cepal), organismo Onu, ha sostenuto durante un seminario realizzato per i 50 anni del ‘Banco de desarrollo de America latina’ (Caf), che per questa crisi “ci aspettiamo un arretramento economico per la regione di almeno 13 anni”.

Il dramma è, ha poi detto, che “i Paesi latinoamericani dedicano alla sanità meno del 2% del Pil” e dovranno affrontare un periodo di recessione con oltre 200 milioni di poveri, la chiusura di 2,6 milioni di imprese, un boom della disoccupazione e gravi problemi di sostenibilità del debito pubblico.

(di Maurizio Salvi/ANSA)