Banche lente: Bankitalia le richiama, Antitrust indaga

Sede principale della Banca d'Italia nel Palazzo Koch a Roma. (ANSA)

ROMA.  – La macchina dei prestiti delle banche alle imprese, garantiti dallo Stato, marcia oramai più veloce ma alcuni istituti di credito sono ancora indietro, a volte per ragioni non loro, e la Banca d’Italia interviene per chiedere le cause e spronarli ad accelerare. inviando una lettera agli istituti in ritardo nell’erogazione di liquidità.

Contemporaneamente  scende in campo anche l’Antitrust, che avvia 4 istruttori e 12 moral suasion nei confronti di 16 istituti e società finanziarie per “condotte relative alla sospensione dei mutui-prestiti e all’erogazione di nuovi finanziamenti”: il faro dell’autorità unta in particolare a chiarire le “problematiche emerse sull’assenza di informazioni relative alla tempistica per aver accesso alle varie misure di sostegno per microimprese e consumatori”.

Il tema delle banche alle prese con le misure per favorire la liquidità tiene banco nella commissione d’inchiesta sulle banche nella quale interviene il responsabile della vigilanza di Bankitalia, Paolo Angelini, che pur rivelando che Via Nazionale ha avviato un pressing formale, usa toni misurati e riconosce che gli istituti di credito sono imprese e dotate di autonomía nel merito di credito, che hanno dovuto affrontare tutta una serie di imprevisti e ostacoli di tipo legislativo, organizzativo e di rischi legali.

Per loro peraltro è in arrivo il contraccolpo della crisi che con un -9% di Pil impatterà sulle aziende e poi a catena sul comparto bancario. E però ci sono banche che riescono ad erogare in maniera spedita le domande arrivate dai clienti e altre che appunto sono più lente rispetto alla media o chiedono documentazione aggiuntiva.

Per questo da Via Nazionale sono partite delle lettere in cui si chiedono “informazioni sulle cause dei ritardi, pur sottolineando la loro piena autonomia nella decisione di concedere o meno i finanziamenti”. Le banche quindi devono garantire il pieno rispetto delle disposizioni normative incluse nel Decreto Liquidità, che vietano  l’utilizzo dei finanziamenti a compensazione – anche parziale – di pre-esistenti esposizioni creditizie.

Una prima analisi comunque sembra escludere una correlazione fra capitale e liquidità delle banche e velocità. Certo le più piccole sono “un po’ più lente” ma solo questo.

La “sabbia negli ingranaggi” dei primi giorni, secondo Angelini, è quasi del tutto scomparsa e conforta, come anche riconosciuto dalla presidente dell Commissione Carla >Ruocco,  che la quota di prestiti erogati rispetto alle richieste “è quasi raddoppiata nella seconda metà di maggio, dal 33 per cento del 15 maggio al 61 per cento – 63 per cento in termini di importi – del 29 maggio”.

Molte banche si sono affidate a dei service esterni anche per gestire la mole di domande che effettivamente ha inondato sia gli istituti sia i soggetti pubblici incaricati di riceverli come il Fondo Garanzia, la Consip e la Sace. Aiuterà l’estensione dell’autocertificazione introdotta dal Parlamento, anche se secondo il segretario Fabi Lando Sileoni “non basta” perchè non elimina le responsabilità penali di chi concede il credito.

Il capo della vigilanza infatti ricorda come in assenza di una norma che li escluda gli istituti di credito chiedano la documentazione sui prestiti garantiti al 100% per evitare i rischi di incorrere nei reati connessi con una anómala erogazione del credito.

Serve così un equilibrio fra le diverse esigenze che il legislatore ha provato a operare: “la rapidità “sacrosanta” nell’ottenere il prestito,  la tutela dei conti dello Stato verso chi sicuramente non lo restituirà con una perdita per i contribuenti e la tutela della legalità”.

La tutela dei conti dello Stato peraltro è stata alla base della scelta di concederé garanzie sui prestiti e non “trasferimenti a fondi perduto bypassando gli istituti di credito. L’Italia “a differenza di altri paesi che se lo possono permettere i soldi non li ha” e c’è “il vincolo della finanza pubblica” che se non rispettato si trasmette “allo spread” con effetti negativi a catena.

C’è una esigenza di affrontare emergenza e di tutelare i conti dello Stato spiega. Nel primo caso certamente si “potevano fare trasferimenti, Era la risposta certamente più efficace ma non più efficiente” perché con le garanzie “si ha un effetto leva”.

“Nessuno può dire se l’equilibrio  trovato sia il migliore possibile ma a prima facie la scelta del legislatore di contemperare queste due esigenze appare sensata”.

(di Andrea D’Ortenzio /ANSA)