Shock in Gran Bretagna: “I morti potevano esser la metà”

Personale medico del Servizio Sanitario Nazionale realizzano test ai automobilisti nel Chessington World of Adventures, di Londra
Personale medico del Servizio Sanitario Nazionale realizzano test ai automobilisti nel Chessington World of Adventures, di Londra..(ANSA/ EPA/WILL OLIVER)

LONDRA. – L’anticipazione del lockdown nel Regno Unito di una settimana” avrebbe potuto “salvare molte vite umane” e ridurre l’attuale pesante bilancio di morti per coronavirus (41.000 ufficiali, il peggiore d’Europa in cifra assoluta) fino “alla metà”.

Lo ha affermato oggi l’epidemiologo statistico Neal Ferguson, dell’Imperial College di Londra, uno consulenti più in vista tra coloro che spinsero il governo di Boris Johnson alla svolta delle restrizioni sociali dal 23 marzo sull’isola, dopo giorni di esitazioni e ipotesi di strategie tarate sulla speranza di un’immunità di gregge anticipata.

Rispondendo a un’audizione in commissione parlamentare, Ferguson, costretto a dimettersi alcune settimane fa dall’organismo di consulenza scientifica dell’esecutivo (Sage) per aver incontrato l’amante in violazione delle stesse regole del lockdown, ha precisato che i modelli più allarmati su una evoluzione micidiale dell’epidemia furono consegnati ai ministri “9 giorni prima” del 23 marzo.  E che, “guardando le cose in retrospettiva”, far scattare il blocco con una settimana di anticipo sarebbe stato “preferibile”.

Incalzato in merito nella conferenza stampa di giornata a Downing Street, Johnson non è entrato nel dettaglio della ricostruzione, ma si è rifiutato di esprimere rammarico. “Le decisioni di allora furono prese sulla base delle raccomandazione del Sage, di cui il profesor Ferguson faceva parte”, ha tagliato corto, senza commentarne le stime odierne sull’ipotetico numero di morti che si sarebbero potuti evitare.

Vi sono questioni scientifiche ancora “senza risposta” e lacune sui dati disponibili, ha rilevato, ricordando come anche l’accademico dell’Imperial College abbia detto di considerare oggi “probabilmente” prematura una comparazione definitiva con lo scenario e le politiche adottata da altri Paesi.

Sulla stessa lunghezza d’onda del premier i professori Patrick Vallance e Chris Whitty, consigliere scientifico capo di Downing Street e chief medical officer d’Inghilterra, i quali hanno ammesso che vi saranno sicuramente verifiche da fare e “lezioni da trarre”, ma al momento opportuno. Tenuto conto che “non siamo neppure lontanamente – ha avvertito Whitty – alla fine” del percorso della pandemia.

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