A Mumbai più casi di Wuhan, contagi volano in India

Replica di un elefante con mascherina in una strada di Chennai per sensibilizzare ai cittadini sul coronavirus.
Replica di un elefante con mascherina in una strada di Chennai per sensibilizzare ai cittadini sul coronavirus. (El Pais)

NEW DELHI.  –  Più casi che a Wuhan: Mumbai si è svegliata questa mattina con questo preoccupante record, per un picco di nuovi positivi che l’ha portata a superare, in una manciata di giorni, i 51.100 casi, più di quelli della città cinese da dove è partita la pandemia di Covid-19. E tutta l’India, con diecimila nuovi casi nelle ultime 24 ore, è salita al quinto posto nel podio dei paesi più colpiti, con 276.583 contagiati e 7.745 morti.

L’epidemia a Mumbai è partita da Dharawi, il più grande slum dell’Asia, lo scorso 3 aprile, quando un commerciante di 56 anni positivo al virus, è stato ricoverato in un ospedale, dove poi è deceduto. La Brihanmumbai Municipal Corporation, la BMC, la tentacolare istituzione municipale che gestisce tutti gli aspetti della vita della metropoli ha sigillato la baraccopoli,  una polveriera di quasi un milione di persone, l’ha resa inaccessibile, disinfettata, controllata.

Ha persino tentato la sperimentazione della discussa idrossiclorochina sulla popolazione dello slum: tutto inutile. Oggi a Mumbai ci sono 761 cosiddette aree di contenimento e 4000 edifici, tra cui vari grattacieli in aree esclusive, marchiati come infetti, dai quali non si esce e dove entra solo chi porta cibo, medicinali e assistenza sanitaria ai residenti. Da Dharawi il virus è volato, infettando l’intero Maharasthra, lo stato di cui Mumbai è capitale, e facendone il più colpito di tutta l’India, con oltre 90.000 positivi.

Anche a Delhi gli esperti non sono ottimisti: martedì uno studio dell’ICMR, l’Istituto di Sanità indiano, ha previsto che, se la curva dei contagi seguirà il trend esponenziale dell’ultima settimana, la capitale potrebbe vedere 500 mila casi entro la fine di luglio, e richiedere 80 mila letti. Così, mentre a Mumbai i padiglioni della Nesco, un’avveniristica struttura per fiere, sono già stati riconvertiti con oltre 3000 letti,

Delhi pensa di trasformare gli stadi, o la sterminata area di Pragati Maidan, capace di accogliere 500 mila persone. La tensione sale: l’India sa che, poiché il lockdown ormai insostenibile sia economicamente che socialmente è appena terminato, l’andamento del contagio dipende tutto dai singoli, con la bomba pronta a esplodere dei milioni di lavoratori, appena rientrati negli stati periferici dalle megalopoli.

Il sistema sanitario è già al collasso: i media riferiscono di ospedali che rifiutano ammalati in fin di vita o donne che stanno per partorire, di cadaveri scomparsi senza che i parenti siano stati informati, di positivi mandati a casa con la sola avvertenza di restare isolati; e nessuno sa quanti siano i posti di terapia intensiva e o ventilatori disponibili in tutto il paese.

(di Rita Cenni/ANSA)

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