Fed, incertezza sul futuro, tassi zero fino al 2022

Il presidente della Fed Jerome Powell.
Il presidente della Fed Jerome Powell. (ANSA)

NEW YORK. – Tassi a zero fino al 2022. A fronte di un quadro economico difficile e “considerevoli rischi” sulle prospettive, la Fed assicura che non farà mancare il suo sostegno all’economia americana usando “tutti gli strumenti” per spingerla.

E la ripresa per verificarsi ha bisogno di una spinta forte: il pil – secondo le previsioni della banca centrale – è previsto contrarsi quest’anno del 6,5% con un tasso di disoccupazione al 9,3%.

Nel 2021 e nel 2022 è atteso un rimbalzo che, però, non è sufficiente a recuperare il terreno perso con il coronavirus che appare destinato a lasciare cicatrici per anni soprattutto sul mercato del lavoro. “La Fed è impegnata a usare tutti gli strumenti a sostegno dell’economia americana in questo momento difficile e a usarli per tutto il tempo necessario”, afferma Jerome Powell, il presidente della Fed, riferendosi anche all’acquisto di bond che procederà “almeno all’attuale velocità” per garantire un corretto funzionamento del mercato.

Powell assicura poi che la banca centrale non sta neanche minimamente pensando ad alzare i tassi di interesse. E questo anche perché c’è una “grande incertezza sul futuro”, con il coronavirus che pone considerevoli rischi alle prospettive di medio termine. Nonostante questo la crisi attuale è ben diversa dalla Grande Depressione, assicura Powell.

“Ci sono molte differenze”, spiega il presidente della Fed citando, fra le altre cose, il pronto e massiccio intervento pubblico per far fronte all’emergenza. Anche se ci vorrà del tempo, “alla fine vedremo una piena ripresa”, aggiunge. E del tempo ci vorrà guardando le stime della Fed. Il pil è atteso crescere del 5% nel 2021 e del 3,5% nel 2022, con un tasso di disoccupazione del 6,5% il prossimo anno e del 5,5% nel 2022.

“Recupereremo molti posti di lavoro, ma non tutti torneranno. Potrebbero esserci milioni di persone senza lavoro per diverso tempo”, osserva.

La fotografia scattata dalla Fed prevede una ripresa ben più lenta di quella aleggiata da Donald Trump che, con la riapertura degli Stati Uniti e i miliardi di dollari di stimoli, si augura di invertire il trend di contrazione e di imprimere un’accelerazione economica in grado di regalargli a novembre un secondo mandato alla Casa Bianca.

Un compito arduo, che sfida i precedenti storici: secondo un’analisi dei dati del National Bureau of Economic Research, (il Nber, l’arbitro delle recessioni americane) quando l’economia è in recessione nell’anno elettorale i presidenti e i loro partiti solitamente perdono al voto. Trump – che ha promosso la Fed e le due decisioni – può però contare, almeno per ora, su un’alleata, ovvero Wall Street.

Nonostante il coronavirus e le tensioni sociali legate alla morte di George Floyd, i listini americani da settimane procedono decisi con lievi rallentamenti solo nelle ultime sedute. Una corsa che ha portato il Nasdaq ad aggiornare più volte il proprio record storico, fino ad arrivare a chiudere per la prima volta sopra i 10.000 punti. E una corsa che, secondo molti analisti, non sembra affondare le radici nella realtà delle manifestazioni e delle proteste in tutta America contro il razzismo.

“Non c’è posto per il razzismo alla Fed, e non dovrebbe esserci nella società – mette in evidenza Powell -. Tutti meritano l’occasione per partecipare in pieno alla società”.

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