“Proclameremo Stato Palestina se ci saranno annessioni”

Insediamenti israeliani construiti nella West Bank in Cisgiordania nel 2018, come risposta all'uccisione di un soldato. (italiapost.it)

TEL AVIV.  – L’annessione di parte della Cisgiordania preannunciata da Benyamin Netanyahu nel contesto del Piano Trump rappresenta per i palestinesi “una minaccia esistenziale, una erosione totale delle nostre aspirazioni nazionali”. Questo l’avvertimento lanciato oggi alla stampa estera dal premier dell’Autorità nazionale palestinese Mohammed Shtayeh. “Siamo giunti al momento della verità”, ha esclamato.

Se Israele annetterà, i palestinesi avvieranno passi relativi alla proclamazione dello Stato di Palestina entro i confini del 1967, con Gerusalemme capitale. “Da istituzione ad interim, l’Anp passerà ad una manifestazione dello Stato sul terreno con un Consiglio di fondazione e con una Dichiarazione costitutiva. Chiederemo il riconoscimento internazionale: che il mondo – ha detto – scelga allora tra il diritto internazionale e l’annessione”.

In un lungo intervento, Shtayeh ha espresso l’atmosfera di emergenza che si avverte a Ramallah mentre si avvicina la scadenza del primo luglio, quando cioè Netanyahu intende avviare le procedure relative all’annessione. “Il nostro obiettivo immediato da qui al primo luglio – ha chiarito – è di impediré ad Israele l’annessione”. Domani a Gerusalemme arriverà il ministro degli esteri tedesco Heiko Mass. Questi progettava anche una tappa a Ramallah. Ma Israele, secondo Shtayeh, “glielo ha impedito, accampando scuse relative al coronavirus. Non è un buon segno”.

Al momento la leadership palestinese non conosce con precisione le linee geografiche della annessione che Israele progetta. Secondo il Piano Trump, Israele potrebbe estendere la propria sovranità su circa 110 insediamenti ebraici della Cisgiordania e sulla valle del Giordano (ossia sul 30 per cento della Cisgiordania), ma a condizione che avvii negoziati con l’Anp per la costituzione di uno Stato palestinese che includerebbe Gaza, un corridoio terrestre e terre desertiche al confine di Israele con l’Egitto.

Shtayeh ha replicato che progetti del genere non possono essere presi in considerazione dalla leadership palestinese. “Se lo facessimo – ha osservato – saremmo un mucchio di traditori”. L’Anp, nei giorni scorsi, ha sottoposto a tre membri del Quartetto (Russia, Usa e Ue) una propria “contro-proposta” al Piano Trump per uno Stato “in grado di sostenersi”, entro le linee del 1967, con Gerusalemme per capitale.

“Abbiamo proposto – ha precisato – che questo Stato, indipendente e sovrano, sia smilitarizzato”. I palestinesi, ha aggiunto, accettano anche aggiustamenti minori dei confini con Israele “con scambi di terreni esattamente eguali”. Intanto cercano di ottenere in Europa un sostegno tale “da far sentire ad Israele il calore delle pressioni internazionali”. Con sanzioni, o con l’eventuale riconoscimento dello Stato palestinese.

Il premier ha voluto infine illustrare la propria delusione personale per l’insuccesso delle trattative di pace con Israele. “Nel 1991 fui il primo esponente palestinese ad arrivare alla Conferenza internazionale di Madrid. In quel progetto ci credevo”. Ma oggi, a suo parere, gli israeliani hanno perso di vista l’obiettivo della pace. “Discutono fra loro non se annettere o meno, bensì quale ampiezza di annessione sia preferibile”.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

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