Intesa verso Election day il 20 settembre divide il centrodestra

Election day: liste elettorali appese al muro.
Elezioni: liste elettorali appese al muro.

ROMA. – Si fa strada in Parlamento l’intesa bipartisan a favore dell’election day, regionali insieme al referendum, il 20 e il 21 settembre. Alta tensione, invece, all’interno sia della maggioranza che dell’opposizione. In particolare, i Cinque Stelle denunciano che nelle Marche, Pd e c.destra vogliono modificare la legge elettorale per impedire che i candidati presidenti siano eletti in Consiglio.

Ad ogni modo, l’empasse sulla data del voto s’è sbloccato quando la relatrice Anna Bilotti ha reso in Aula parere favorevole all’emendamento che porta la prima firma di Francesco Paolo Sisto (Fi) al dl Elezioni che riduce la finestra per le elezioni proprio a partire dal 20 settembre in poi. Un accordo che ha fatto registrare però la divisione del centrodestra, con il voto favorevole di Forza Italia, l’astensione della Lega e il voto contrario di solo Fratelli d’Italia.

Critico anche il comitato del no al quesito sul taglio dei parlamentari, che avrebbe voluto tenere le due consultazioni in giorni distinti. “Annegare le modifiche della Costituzione in un election day – protesta il Comitato – vuol dire non lasciare spazio per una campagna referendaria efficace”.

Molto delusa anche Fdi: “Fissare l’Election Day per il 20 settembre prossimo – osserva il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida – significa togliere economia alla nostra Nazione: tra candidati, famiglie, impiegati comunali si quantificano mezzo milione di persone coinvolte”.

Soddisfatta invece la capogruppo azzurra Mariastella Gelmini, secondo cui, grazie alla loro iniziativa, è stato “evitato” al Paese “la corsa alle urne nei primi giorni di settembre”, praticamente in piena estate.

Ma se sull’election day, nel centrodestra si registrano solo alcuni dissapori, è sulle regionali che la tensione è ancora altissima. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, accompagnati da Ignazio La Russa e Licia Ronzulli, tentano di trovare un accordo.

Ma i punti di frizione sono tanti e nessuno intende cedere: a dividere stavolta la Lega da FdI e Fi sono i nomi già stabiliti da tempo di Raffaele Fitto, designato da FdI, in Puglia, e l’azzurro Stefano Caldoro in Campania, candidature contro cui il partito verde più volte ha espresso tutte le sue riserve.

Ma appena ieri sera, in diretta con Barbara D’Urso, Silvio Berlusconi aveva chiuso a ogni ripensamento: “Noi discutiamo e decidiamo insieme. Ovviamente questo vale per le regionali, sulle quali esiste già da molto tempo un accordo complessivo sulle candidature”.

Berlusconi, implicitamente, manda anche un messaggio alla Lega esortandola a evitare corse solitarie: “Come è stato fatto notare dai sondaggi – aggiunge – il centro-destra vince se è unito. Questo vale per le regionali, come per le elezioni nazionali”.

Dall’altra parte, anche la coalizione di governo registra un’altissima tensione in vista delle Regionali. Un vertice M5S-Pd sarà chiamato a trovare la quadra sul candidato unico in Liguria. Ma non ci sarà Italia viva che così sintetizza l’esclusione: “un brutto segnale o meglio un segnale chiaro”.

In ballottaggio ci sarebbero Ferruccio Sansa – più gradito al Movimento e Ariel Dello Strologo. Ma, nel M5S, l’impressione è che si arrivi a un terzo nome. Di certo il clima tra i due partiti non è sereno. “A tre mesi dal voto delle regionali Pd e c.destra nelle Marche vogliono modificare la legge elettorale per impedire che i candidati presidenti siano eletti in Consiglio se non rientrano tra i primi due”, denuncia il M5S che, anche sulla Campania, attacca: “Di fronte all’apertura del Movimento ai Dem, si segnala che nessuna risposta e’ mai pervenuta: tutti sotto l’ala di De Luca”.

E, proprio in Campania, su Rousseau nei prossimi giorni si eleggerà il candidato presidente. Favorita Valeria Ciarambino, anche se tra qualche parlamentare campano emergono le perplessità. “Ci vorrebbe un nome nuovo…”, riflette un deputato.

(Di Marcello Campo/ANSA)